Che cosa distingue un 'Divieto di accesso' dal logo della Mercedes? Innanzitutto il primo è un segno universalmente riconosciuto, a cui tutti riconducono uno specifico significato: 'qui non è permesso entare'. Il secondo, invece, è il logo di brand, la cui interpretazione e attribuzione di significato è soggettiva e personale.
La grande competitività dei mercati, costringe i brand ad uscire dalla massa, a farsi notare. Non basta più offrire un'alta qualità di prodotti e servizi, occorre un'identità unica per distinguersi dai competitor. Se essere è comunicare, allora un brand deve trovare il suo mantra, una caratteristica in cima alla propria piramide di posizionamento valoriale che lo identifichi, guidandone lo sviluppo, la cultura e i comportamenti.
La scelta di un testimonial per una campagna pubblicitaria è un'operazione tanto importante quanto delicata. In Italia, ai tempi di Carosello, la decisione ricadeva quasi esclusivamente sugli attori o, per accontentare le platee dei giovanissimi, si ricorreva agli eroi immaginari dei cartoni animati.
Questa è la storia di come un dentifricio abbia cambiato la vita di un leone. Per davvero. Se Aslan, un leone bianco sudafricano di nove anni, è tornato a essere il re della savana, è merito di un brand, anzi tre: Fixodent, Kukident e Blend-a-dent.
"Connecting people"; "Think different"; "Just do it"; "I'm lovin' it". Due parole, poche sillabe, che in quasi tutti hanno evocato anche le immagini corrispondenti e, in alcuni casi, persino la musichetta del jingle.
Negli ultimi anni abbiamo assistito alla crescita esponenziale dell'e-commerce a discapito del mercato offline anche se, in realtà, la distinzione tra e-commerce e commerce ha sempre meno valore.
"In the factory we make cosmetics, in the shop we sell hope" Charles Revson, fondatore di Revlon.
Nessuna citazione potrebbe riassumere meglio quella che è, o dovrebbe essere, la vera funzione di un negozio: l'obiettivo, infatti, è quello di coinvolgere i clienti a livello emotivo e sensoriale, creando spazi sempre più idonei all'esperienza di acquisto.
Il trade marketing designa il processo manageriale finalizzato alla comprensione e alla soddisfazione dei bisogni, dei criteri di valutazione e delle preferenze dei clienti intermedi (il trade, appunto), ovvero i distributori e i retailer, allo scopo di offrire loro risposte (prodotti e servizi) coerenti e migliori rispetto a quelle dei concorrenti.
I "nutellari" hanno appena festeggiato "Santa Nutella", il 5 febbraio, mentre gli amanti di "Super Mario" sono in fermento per il "Mario Day", che si terrà il 10 marzo. Due eventi organizzati ad hoc da Ferrero e Nintendo? Assolutamente no.
Nell’era digital, spesso ci si dimentica che un post o un contenuto condiviso, presi singolarmente, non rendono un servizio ottimale al brand o ad una campagna di comunicazione.
Hire your customer: un imperativo che a prima vista può sembrare un ossimoro, ma che in realtà racchiude la chiave per vincere la sfida della comunicazione nel web 2.0.
«Incomparable» è il significato del «What else?» che George Clooney recita nella celebre pubblicità del caffè «Nespresso». «Incomparable» è quello che ogni azienda vorrebbe che si dicesse del suo prodotto
Che la pubblicità non dica sempre la verità è un fatto conclamato di cui i consumatori hanno preso atto da anni; e tuttavia un controllo sulle pratiche commerciali 'scorrette c'è, anzi ce ne sono due: no lo esercita l'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria e l'altro l'AGCM.
Le ricerche socio-demografiche ormai sono state superate da un approccio più sartoriale sul singolo potenziale cliente: le prime infatti rischiano di "mancare" più del 70% del target.
Tutti conosciamo Nielsen come l'azienda che fornisce i numeri e attraverso di essi permette di inquadrare i fenomeni. Un'azienda storica nata nel 1923 che si occupava della misurazione delle vendite di Campell nei punti vendita di NY.
Se il "saper ascoltare" è una dote importante in ogni forma di relazione, questa assume un valore particolare quando si tratta di approcciarsi alla rete.
Il tasso di conversioni che si registrano da mobile è ancora basso, a testimonianza di quanto ancora l'acquisto online in mobilità sia lontano dal diventare un'abitudine.
Il content marketing non è materia esclusiva di settori dotati di appeal o di brand amati dal grande pubblico come Red Bull o Coca Cola; le origini della disciplina, nell'ambito anglosassone, sono infatti legate prevalentemente al settore B2B.
I mercati sono conversazioni. Così citava, già nell'ormai lontano 2009, il Cluetrain Manifesto. Dato che queste conversazioni sono per la maggior parte legate alle marche, va da sé quanto sia importante al giorno d'oggi per un'azienda definire una buona social media strategy.
Si tratta di comprare una audience (le persone che, per il profilo di navigazione, sono verosimilmente interessate al mio prodotto) e non più uno spazio, in modo automatizzato e ottimizzabile in tempo reale.
Operare in una network society pone alle aziende sfide notevolmente difficili anche sul campo di battaglia in cui fino a poco tempo fa il lato dell'offerta sembrava tenere le redini dello scontro: la pubblicità.
Cambia, crucialmente, la funzione che l'individuo della post-modernità assegna al consumo, nuovo "fulcro" della contemporaneità secondo Ritzer, sociologo dei consumi e padre del "prosumer".
In un processo che si suppone quanto più razionale possibile, un approccio emozionale, o perlomeno laterale, può invece fare la differenza. (Immagine: copyright Andrew Rich)
Il caro vecchio modo di navigare in internet o di andare sui social network comincia a mostrare le prime crepe. Le persone, piuttosto che accendere il pc, preferiscono digitare sulle tastiere dei loro smartphone.
Il trade marketing è un processo manageriale che si introduce nel punto in cui il marketing operativo raggiunge la quarta leva: la politica distributiva.
Il trade marketing nasce negli anni Settanta in ambito anglosassone, con la volontà di conoscere in profondità quelli che sono i clienti intermediari fra la produzione e i consumatori finali.
Il business funziona meglio se si è sostenibili. Harvard, in una sua ricerca del 2012, dimostra che le imprese sostenibili possono conseguire performance azionarie e di redditività superiori rispetto alle rivali meno sostenibili.
Il successo dell’azienda di Menlo Park è strettamente collegato al suo saper utilizzare lo scambio di informazioni come leva organizzativa, realizzando l’incontro tra domanda e offerta nella modalità più efficiente possibile per tutte le parti.
Con l'avvento del digitale, e in particolare del web 2.0, che cosa è cambiato? Si sono semplicemente aggiunti nuovi canali con cui diffondere i soliti messaggi? Come intuibile, no
"Il fine del marketing è quello di rendere superflua la vendita. L'obiettivo è capire i clienti così bene che il prodotto o il servizio si adattano loro perfettamente e si vendono da soli". Peter Drucker
La coerenza prima di tutto. Un'impresa saprà risultare tanto più credibile sul mercato, quanto i suoi messaggi saranno in linea con la propria identità e con gli obiettivi strategici che si è posta.
Un brand che ha saputo costruire intorno a sé una customer experience di prima qualità, rendendo la degustazione di un prodotto semplice come il caffè un momento ricco di significato.
Il digitale è una questione antropologica, un lungo processo di cambiamento, ma soprattutto una crisi. E come ogni crisi che si rispetti, comporta rischi e opportunità.
La Corporate Social Responsibility (CR) non è fare attività green né azioni caritatevoli. O meglio, non è solo questo.
La CSR è generalmente intesa come il modo attraverso il quale un'impresa raggiunge un equilibrio tra gli obiettivi economici, ambientali e sociali e allo stesso tempo come risponde alle aspettative degli azionisti e degli stakeholders.
Ci siamo mai soffermati a pensare a quanto tempo passiamo davanti ai nostri smartphone durante il giorno? Quante immagini guardiamo sugli schermi, quante fotografie visualizziamo? Se pensiamo ai nostri più lontani avi già intuiamo il ruolo predominante delle immagini.
In un contesto in cui Internet è diventato il luogo principale per raccogliere informazioni, scambiarsi opinioni e condizionare i comportamenti delle persone, è fondamentale riuscire ad attribuire al proprio sito una posizione privilegiata sui principali motori di ricerca, così da aumentarne la visibilità e soprattutto l'autorevolezza.
Chiunque gestisca un sito internet è in genere interessato a comprendere che tipo d'interesse e attività esso generi da parte degli utenti: come si muovono tra le pagine, quali pagine hanno più successo, quanti utenti accedono settimanalmente...
Tutte le sere, per vent'anni, gli italiani hanno ascoltato questa canzoncina. La mitica sigla "siparietto" di Carosello. Un format semplice e geniale, articolato in sketch seguiti da messaggi pubblicitari. Carosello è entrato a far parte, oltre che della storia della TV, del costume di una società italiana in rinascita post bellica prima e in pieno boom economico poi. Quando finiva i bambini andavano a letto.
Cosa rende un video virale? Andrea Febbraio nella sua lezione ha illustrato le dieci regole di un vero jedi del video virale, di cui ben sette dedicate al contenuto: mai la frase "Content is king" fu più vera. Perché per il successo di uno spot di prodotto o di un video amatoriale è fondamentale raccontare una buona storia, sopratutto se il video nasce per essere diffuso su Youtube o Facebook.