Dottor Web e Mister Talent

Il talento e la creatività ai tempi del web 2.0

  • 14.03.2016
  • tempo di lettura: 02:48

Il miglior pregio del web è la democrazia: tutti possono esprimersi e far circolare il frutto delle proprie idee. Il peggior difetto del web è la democrazia: tutti possono esprimersi e far circolare il frutto delle proprie idee.

Sembra un controsenso, eppure sono semplicemente i due lati opposti della stessa medaglia: su Internet, in particolar modo su quello che oggi chiamiamo web 2.0, chiunque può manifestare il proprio pensiero e proporre agli altri utenti contenuti di qualunque tipo. E spesso capita, grazie alla potenza incredibile di un mezzo che oggi collega in un batter d'occhio punti geograficamente lontanissimi, che questi contenuti diventino virali e che chi li ha proposti venga in qualche modo premiato da una dose (temporanea) di visibilità.

Se poi questi contenuti siano originali, di valore, insomma effettivamente meritevoli di tant attenzione, è una domanda la cui risposta è spontanea e quasi scontata: certo che no. O meglio, non sempre. D'altronde, non è il web 2.0 ad aver posto questo problema: basti pensare a tutta una serie di programmi televisivi più o meno a ragione bollati come "trash" eppure baciati da un enorme successo.

Ma che cos'è questo fantomatico web 2.0? Il termine venne coniato oltre dieci anni fa da Tim O'Reilly, editore statunitense che con esso intendeva sottolineare la forza e la novità insite in una rete che oramai non si limitava più a proporre contenuti, ma puntava al coinvolgimento attivo degli utenti attraverso la collaborazione e la condivisione. "Web 2.0 is people", diceva Ross Mayfield, CEO di SocialText.

Sulle potenzialità del web 2.0, tuttavia, non c'era unanime fiducia. Nel 2005, uno stesso investitore del settore, Barry Diller, si mostrava scettico: "There is not that much talent in the world"; la gente comune, insomma, era mediamente poco talentuosa e non sarebbe riuscita a imporsi all'attenzione generale, ancor meno a fare capolino nell'industria multimediale.

Eppure, undici anni dopo, alcuni semplici ma significativi esempi ci mostrano che Diller si sbagliava: al Tribeca Film Festival è stata recentemente introdotta la categoria #6SecFilms, dedicata alle produzioni caricate su Vine, che ha premiato alcuni geniali e creativi mini-video (di sei secondi, appunto, come comanda la "bibbia" del social network in questione).

Tornando in Italia, hanno avuto successo – e vinto anche alcuni premi – gli ironici video di due giovani fratelli toscani, gli Orlando Bros, che hanno fatto della loro passione e del loro talento un modo per affiorare dal mare magnum della rete, come in questo cortometraggio mostratoci dalla Prof.ssa Chiara Colombo, design manager di Hitrea, durante la sua lezione.


È pur vero, come si diceva in apertura, che non tutto ciò che ha successo è necessariamente di qualità, eppure il web 2.0 ha permesso di accendere i riflettori su un gran numero di persone che altrimenti avrebbero difficilmente trovato il modo di far emergere il proprio talento.

Commenti

Devi effettuare il login per poter commentare