La sharing economy è la moda del futuro

L'economia della condivisione digitale, meglio nota come sharing economy, si propone come un nuovo modello economico in grado di affrontare le sfide della crisi e di promuovere un nuovo e più consapevole tipo di consumo, basato sul riuso e sull'accesso invece che sull'acquisto e la proprietà.

Tratti distintivi sono la condivisione di una comune risorsa; la relazione peer-to-peer, in base alla quale la condivisione tra le persone o le organizzazioni avviene orizzontalmente; e infine la presenza di una piattaforma tecnologica che, sostituendo la distanza geografica con la distanza sociale, favorisce le relazioni digitali tra gli utenti e veicola la fiducia attraverso la reputazione sul web.
Nei Paesi anglosassoni la sharing economy è in continua espansione e porta con sé risultati molti evidenti, basti pensare alla ricerca Sharing is the New Buying, Winning in the Collaborative Economy realizzata da Jeremiah Owyang negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Canada. Frutto della convergenza di tre idee – l'economia di condivisione, i movimenti di co-innovazione e il movimento maker – questo fenomeno è implementato dalla capillare diffusione degli smartphone e dei tablet; da un più semplice accesso alla rete; da una sempre più evidente disillusione nei confronti del brand e, infine, dalla crisi che spinge i consumatori alla ricerca di servizi che permettano loro di risparmiare denaro.
La diffusione di questo fenomeno, connotato da una grande apertura, dal piacere di stare insieme, dall'informalità e dall'accessibilità, genera accesi dibattiti uno dei quali è quello riguardante il rapporto tra distruzione del valore nei settori tradizionali e creazione di nuovo valore: il settore in cui quest'ambivalenza è molto evidente è quello dei servizi di ospitalità come Airbnb. Proprio questa piattaforma, mettendo in contatto tra loro persone in cerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi con persone che dispongono di uno spazio extra da affittare, rende il lavoro più difficile agli albergatori di diversi Paesi. La sua forza? La capacità di offrire esperienze. "Il digital tourism - spiega Carlo Alberto Carnevale Maffè - non è più solo e-commerce, i competitor del settore non si confrontano più soltanto sul prezzo. Siamo passati a una fase ulteriore: diventa importante proporre una customer experience personalizzata, una 'storia' da far vivere all'utente".
Diventano pertanto necessarie forme di partenariato tra aziende tradizionali e piattaforme collaborative, accompagnate da progetti concreti che provino ad affrontare le numerose sfide lanciate dalla città e a cogliere le nuove possibilità offerte.

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