Il ruolo delle emozioni nei branded viral video

Cosa rende un video virale? Andrea Febbraio nella sua lezione ha illustrato le dieci regole di un vero jedi del video virale, di cui ben sette dedicate al contenuto: mai la frase "Content is king" fu più vera. Perché per il successo di uno spot di prodotto o di un video amatoriale è fondamentale raccontare una buona storia, sopratutto se il video nasce per essere diffuso su Youtube o Facebook.

Cosa rende un video virale? Andrea Febbraio nella sua lezione ha illustrato le dieci regole di un vero jedi del video virale, di cui ben sette dedicate al contenuto: mai la frase "Content is king" fu più vera. Perché per il successo di uno spot di prodotto o di un video amatoriale è fondamentale raccontare una buona storia, sopratutto se il video nasce per essere diffuso su Youtube o Facebook.
Ogni branded video che aspiri a diventare virale deve essere interessante, emozionante e coinvolgente, deve stupire e incuriosire. In breve, le emozioni la fanno da padrona ed uno spot deve essere in grado, per diventare virale, di suscitarne di molto forti, tanto che sarà difficile dimenticarselo una volta visto. Un chiaro esempio è lo spot realizzato da P&G in occasione dei giochi olimpici invernali di Sochi del 2014 intitolato "Thank you Mom" in cui si mostrano dei bambini alle prese con cadute e scivoloni sulla neve, diventare infine grandi atleti grazie anche al supporto delle loro mamme. Chiunque potrà riconoscersi nel ruolo di figlio o di genitore (regola #7 per un viral video Give your audience a role) e sentire una crescita nella carica emotiva del video vedendo i genitori fieri dei propri figli (#4 emotional roller coaster o salsicendi emozionale) sino ad arrivare alla commozione. La regola #4 del saliscendi emozionale è utilizzata anche per promuovere importanti messaggi di sensibilizzazione sociale, come lo spot per la giornata mondiale della sindrome di Down, intitolato #DearFutureMom, realizzato da Saatchi&Saatchi e vincitore di due leoni d'oro al festival di Cannes, che invita le future mamme di figli con sindrome di Down a non aver paura e ad essere forti perché i loro figli lo saranno e saranno bellissimi come tutti gli altri, raccontandocelo però con le parole dei ragazzi con sindrome di Down. In questi video la carica emotiva è fortissima, ma come si fa a creare un video così emozionante? Joseph Campbell ci viene in aiuto con la sua teoria del 1949, #oldbutgold, The Journey of the archetypal hero, che si applica ad ogni storia emozionante e di successo. Dalle favole alla mitologia greca sino ad Harry Potter, tutte queste storie seguono un percorso in dodici fasi che trasporta il lettore dentro la storia coinvolgendolo ed emozionandolo. Questa teoria risulta assai efficace anche applicata ai contenuti di un video.

La teoria "The hero's journey" di Campell spiegata attraverso un video.

Oltre alle immagini d'impatto, la musica gioca nei video un ruolo fondamentale nel suscitare l'emozione desiderata: Ludovico Einaudi e le musiche dei Cinematic Orchestra sono solo alcune delle composizioni che ritroviamo in questi spot e non è un caso che spesso si scomodino compositori di fama mondiale come Ennio Morricone per realizzare la musica di un branded video. E in certi casi è lo spot a diventare famoso grazie alla musica e non viceversa.
Ma con le emozioni non si scherza ed è per questo che è nata Affectiva una tecnologia che, attivando la webcam degli utenti che guardano i video, studia frame by frame le reazioni sul viso dei partecipanti assegnando un punteggio ad ogni emozione. Le statistiche sono estremamente accurate e i brand o le agenzie creative possono sfruttare questa tecnologia per vedere le reazioni emotive dei loro pubblici agli spot che intendono promuovere in tv o online. Niente paura però, nessuno attiverà la vostra videocamera senza il vostro permesso!

Commenti

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Jessica Vaghi
Pubblicato il 03.06.2015

La teoria di Campbell è sempre tra le prime illustrate nei corsi di scrittura, proprio perchè sta alla base di qualsiasi storia. Ciò che viene chiesto oramai ai nuovi aspiranti scrittori è anche saper rompere lo schema di Campbell in modo innovativo e non più seguirlo. Secondo voi possiamo considerare questa teoria già abusata anche nel caso di contenuti video?

Una cosa è certa, con la crisi dell'editoria e la difficoltà degli scrittori emergenti di "emergere" davvero, quello del video making sembra un ambito lavorativo decisamente appetibile....