Ogni istante è unico e irripetibile: bellezza e condanna dei social media nella vita privata

Il digitale è una questione antropologica, un lungo processo di cambiamento, ma soprattutto una crisi. E come ogni crisi che si rispetti, comporta rischi e opportunità.

Il Prof. Fausto Colombo ci ha fornito un'interessante visione del mondo digitale odierno. I dati parlano chiaro. Il digitale è una questione antropologica, un lungo processo di cambiamento, ma soprattutto una crisi. E come ogni crisi che si rispetti, comporta rischi e opportunità.

Il mondo digitale ha trasformato gli approcci relazionali in modo forte e radicale. Da una prospettiva soggettiva, i cambiamenti riguardano quattro diversi fronti:

Il tempo e la ritualità

In primis, la perenne connessione ha fatto perdere il concetto di rito e di ritualità. Lontano da me criticare o giudicare questo cambiamento, occorre però porsi una domanda: perché fino a poco tempo fa non sentivamo questa esigenza di connessione continua? Abbiamo sempre avuto questo bisogno o siamo stati portati ad averlo?

Questa richiesta continua di attenzione porta alla moltiplicazione di micro-eventi ai quali si è però attenti in modo disattento e a una banalizzazione dei macro-eventi, i quali di conseguenza perdono l'accezione stessa del proprio nome.

L'11 settembre è stato citato in aula come "l'evento perfetto", perché di quel giorno abbiamo tutti un ricordo preciso di ogni dettaglio vissuto. Mi chiedo come lo vivremmo ora e se ne avremmo la stessa percezione spazio-temporale.

La conversazione e il dialogo

Siamo consapevoli del fatto che la costante connessione ha portato a una disattenzione maggiore nei confronti di chi ci sta di fronte.

Poco tempo fa sono entrata in un negozio a Milano che vende tè. Appesa al muro, noto una calligrafia giapponese che dice: "Ogni istante è unico e irripetibile". Vero. Possiamo però avere una duplice visione di tale affermazione: quella di coloro che vivono l'unicità come situazione da "condividere", o quella per i quali un momento speciale va vissuto privatamente.

La dimensione dell'altro

Il prof. Colombo ci fa riflettere anche sulla dimensione dell'altro. L'altro è uno spettatore o qualcuno col quale si vuole condividere qualcosa? La dimensione fisica e l'alta emozionalità ormai ci spaventano e questa paura ci porta a non comprendere l'importanza e anche la responsabilità che l'incontro fisico potrebbe portare.

La dimensione individuale e quella collettiva

Una volta la dimensione pubblica e quella privata erano nettamente distinte, ora sono separate da una linea molto sottile o addirittura, come nel caso dell'ascolto della musica, si sono invertite.

Ho colto la potenzialità collettiva del mondo digitale durante gli attacchi terroristici a Parigi del 13 novembre scorso, quando grazie al Safety Check-in di Facebook sono riuscita a scoprire che una mia amica, residente nella capitale francese, era sana e salva e leggendo la bacheca colma di un'hashtag "#PorteOuverte", attraverso il quale i cittadini parigini offrivano un riparo a chiunque fosse ancora in strada.

Il 13 novembre è stato, dal mio punto di vista, l'11 settembre "social". Quel momento in cui per una notte intera siamo stati tutti, veramente e realmente connessi.

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