Quanto incide la web reputation sulla ricerca del lavoro?

Chi non conosce il film Hitch, dove il super fascinoso Will Smith interpreta un personal brander che aiuta gli uomini a raggiungere l'agognato obiettivo del conquistare la donna amata? Voglio stuzzicare la vostra immaginazione: poniamo il caso che la donna amata sia l'azienda, mentre l'obiettivo resta la conquista ma- in questa circostanza- del posto di lavoro e, infine, che esista una guida altrettanto infallibile nell'aiutarci a raggiungerlo. In Germania tutto questo non è un gioco di fantasia: è già realtà.
No, non si sta certo dicendo che c'è un mentore capace di fare trovare lavoro, ma semplicemente che ci sono delle aziende in grado di far risultare i profili social appetibili, o quanto meno non detestabili, alle papabili aziende pronte ad assumere.
È ormai un dato di fatto quanto profondamente la social reputation incida sulla propria immagine, non solo all'interno delle cerchie di amici e conoscenti ma anche nel mondo del lavoro. Una ricerca effettuata dall'Adecco, agenzia internazionale di risorse umane, pone in evidenza la crescita dell'uso dei social media come strumento di conoscenza indiretta sia per chi cerca sia per chi offre impiego.


L'infografica della ricerca Adecco

A questo punto è chiaro: sussiste un problema. Quale? L'eventualità, o meglio la già comprovata prassi, che le informazioni personali e in generale il privato condiviso online sui social network possa essere utilizzato contro di noi nel momento in cui siamo sotto gli occhi scrutatori di un responsabile human resources. Un articolo de La Stampa di settembre 2014 afferma che "il meccanismo è semplice: osservare un candidato sui social vuol dire cercare più informazioni possibili sul suo conto. Sfruttando quindi anche quelle indicazioni che viaggiano sul web e che sono state messe lì dallo stesso candidato che, comunque, ne approva la diffusione […] sarebbe opportuno mantenere un certo stile, un decoro social che non guasta mai". Facile dedurre che, mai come oggi, è fondamentale un uso più consapevole e smaliziato dei social poiché la nostra immagine sul web potrebbe comprometterci al punto da condizionare aree di grande importanza, mettendo a rischio finanche il buon esito della ricerca di un lavoro.

Allora, cosa fare? Rivoltare e rassettare freneticamente i propri profili in stile "grandi pulizie"? Certamente ciò che appartiene ad ognuno è ciò che lo differenzia nella sua unicità e di sicuro essere piatti non è un vantaggio ma, nel frattempo, si possono seguire i tanti preziosi consigli presenti su siti e blog online per ottimizzare la reputation lavorativa sia sui noti Facebook e Twitter che sul network di recruitment per eccellenza, Linkedin.

In sintesi, attenti a rappresentare voi stessi senza menzogne o esagerazioni, poiché il "popolo del web" è attivo e soprattutto attento: sgama tutto e quasi mai dimentica.


Commenti

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Stella Sacco
Pubblicato il 15.10.2015

Status Update: https://www.brandwatch.com/2015/07/guide-how-to-use-social-media-to-change-the-way-you-recruit/?utm_source=twitter&utm_medium=referral&utm_campaign=owned-social

Cristina Scala
Pubblicato il 26.03.2015

Il tuo articolo è molto stimolante e mi ha acceso una lampadina nella testa. La social reputation è sicuramente importante, ma si pongono due problemi: il primo è che la reputazione dipende non solo dall'immagine che ogni utente dà di se stesso, ma anche dal modo in cui gli altri vedono e giudicano tale immagine; il secondo problema è che forse gli utenti non sono completamente responsabili del contenuto online che li riguarda, ad esempio possono Staggarsi da alcune foto di Facebook, che però rimangono comunque proprietà del social, mi sbaglio? Forse sarebbe necessario pensare a un diritto all'oblio?