Comunicare è anche e soprattutto ASCOLTARE.

Riscopri l'importanza delle relazioni.

"Quando l'orecchio si affina diventa un occhio" 

Rumi

Nelle relazioni interpersonali chiunque di noi ha sperimentato almeno una volta la profonda difficoltà di mettersi in connessione con l’altro, di comprenderlo, riconoscerlo ed accettarlo per ciò che è, altresì avremo certamente provato più volte un senso di solitudine e scoraggiamento dato dal non sentirci capiti, riconosciuti e accettati per ciò che siamo. Ciò che caratterizza l’incontro con l’altro è l’unione di mondi soggettivi pregni di significati e vissuti, che si armonizzano in un insieme superiore alla semplice somma delle parti. Per fare in modo che questa meraviglia dell’incontro si esprima nel suo splendido potenziale, è però necessario riscoprire l’importanza della comunicazione, certamente fatta di una componente non verbale pregnante, ma determinata in modo non meno trascurabile dalle parole che scegliamo di impiegare nella costruzione della relazione, che sia amicale, professionale o sentimentale.

La parola è uno strumento potente e fecondo per la costruzione dei legami, foriero di messaggi ed inviti ad accedere ad una dimensione più vicina al nostro sentire, che può sostenere, alimentare e cementificare una relazione o al contrario inibirla sul nascere, determinare un allontanamento ed una chiusura drastica. La parola tesse e distrugge, accarezza e pugnala, unisce e separa.

Molti di noi commettono l’errore ingenuo di parlare senza mettersi in connessione con se stessi e l’altro e le parole possono divenire rumori non pertinenti al contesto, al tipo di relazione che vorremmo dall'altro e da ciò che desideriamo più intimamente. Quando la parola stona rispetto alla nostra intenzione di cura del rapporto, la sofferenza è dietro l’angolo e rischia di inghiottire persino il buon proposito che ne è alla base. Per tale ragione risulta di primaria importanza curare la dimensione della parola e la connessione inestricabile tra questa e l’intenzione comunicativa e affettiva più profonda che la permea in base alla relazione e al contesto in cui ci troviamo.

Gli sbagli più frequenti avvengono per uno scollamento tra espressione verbale e aspirazione più profonda mossa dalla nostra intenzione di quel preciso momento. Uno dei punti da approfondire è la confusione spesso creata tra piacevole e salutare, nel senso che potremmo ritenere un’esperienza giusta e sana per noi solo perché piacevole, ma non è assolutamente detto che sia sempre valido. Le dimensioni del salutare e non salutare all'interno di un rapporto spesso sono completamente messe in secondo piano dalla superficialità del sentire e godere immediato dei nostri sensi; la ricerca di una gratificazione sensoriale spicciola rischia di diventare più attraente della ricerca di connessione con noi stessi e l’altro.

Esempi classici di questo tipo di tendenza alla gratificazione cieca e non connessa sono il piacere del pettegolezzo e gli sfoghi rabbiosi sull'altro. Tutto ciò che per noi può risultare piacevole da un punto di vista sensoriale, può generare conseguenze disastrose se non si tiene debitamente in considerazione l’altro nella sua globalità. Allo stesso modo non è detto che una sensazione spiacevole associata a certe parole sia legata ad uno stato non salutare della relazione, se sono mosse da un’intenzione positiva di cura e bene per se stessi e l’altro. Uscire dall'ottica del piacevole e gratificante per abbracciare una visione d’insieme contribuisce alla connessione tra parole ed intenzione e ad una cura del rapporto meno superficiale ed effimera.

La parola in connessione con l’intenzione non è meccanica, automatica e legata a codici comportamentali e norme rigide, ma intimamente mossa da emozioni che vibrano con essa, grazie all'ascolto che doniamo a noi stessi e all'altro. A questo proposito possiamo accennare ad un’altra tendenza pericolosa: la parola detta per “amore della verità” senza badare minimamente allo stato emotivo dell’interlocutore. Dire la parola veritiera e sentirsi a posto con la coscienza quando una verità può distruggere l’equilibrio precario dell’altro, generare distacco, ferire e toccare punti che l’interlocutore non si sente affatto pronto ad affrontare, non può essere considerato sano all'interno di un rapporto. 

Per tenere conto di queste variabili, è necessario attivare un ascolto aperto, non giudicante e non filtrato dal nostro attaccamento a sensazioni piacevoli, aspettative e regole rigide.

L’intenzione di non nuocere e rinunciare ad automatismi e al cedimento a sensazioni piacevoli non salutari (gossip, sfoghi rabbiosi tra gli esempi prima citati) alimenta l’uso soddisfacente ed equilibrato della parola nella comunicazione.Le tre cause della sofferenza enucleate nella dottrina buddhista, ovvero “avversione” (invidia, rabbia, superbia), ”attaccamento” (inteso come ricerca compulsiva dell’appagamento di desideri) e “confusione” (nel senso di ignorare il modo di prendersi cura di tutto ciò che giova), sono i tre inquinanti che ci conducono a sbagliare ed intraprendere azioni e discorsi non salutari, a causa dell’impedimento che generano nella connessione tra intenzione e comportamento.

L’Ascolto dell’altro e di noi stessi è prerogativa fondamentale per creare i presupposti di un buon dialogo e a tale proposito risultano illuminanti i consigli forniti da Marianella Sclavi nel suo libro “Arte di ascoltare e mondi possibili”. Innanzitutto nel momento in cui ci troviamo dinanzi ad uno sfogo rabbioso è necessario rallentare la nostra reattività pronta a restituire con gli interessi ogni tipo di cattiveria e comprendere che l’altro sta manifestando segni di debolezza e umanità nel suo errore. Sta solo a noi cambiare ottica e modalità comportamentale per accogliere una nuova versione della realtà e non vedere in ciò che ci circonda la ripetizione di schemi passati, che con la  medesima reazione avversiva tenderemmo solo a rafforzare e a crearne di nuovi più deleteri. 

Quindi se una persona ci sta insultando, il primo consiglio è non prenderla sul personale e non sentirsi offesi, ma ampliare la visuale e accettare una nuova possibile spiegazione che non veda noi al centro di tutto.Rallentare e prendere tempo è la strategia con cui possiamo evitare di aggiungere errori ad altri errori ed ascoltare l’altro per ciò che ci sta proponendo, anche nel silenzio. La non identificazione totale con i nostri impulsi e sentimenti dettati dal momento ci può condurre ad una chiarificazione progressiva delle motivazioni dell’altro più nascoste e sfaccettate, attraverso l’empatia e il mettersi nei suoi panni, probabilmente panni da noi mai indossati, che umilmente potremmo per la prima volta provare. 

Anche se la persona ci sta dicendo cose molto offensive in realtà ci sta offrendo la possibilità di capire più a fondo una realtà che fino a quel momento non avevamo considerato e può a questo proposito risultare un alleato nel nostro percorso di contatto con noi stessi. Questo passaggio non è possibile se non si impara a giocare a livello comunicativo e se restiamo troppo attaccati ad un’idea di noi da preservare a tutti i costi con rigidità e seriosità.

Se ci distacchiamo da una visione rigida possiamo permetterci il divertimento di esplorare il vissuto dell’altro senza pretese e aspettative di omologazione ai nostri diktat personali, strada maestra verso la comprensione disinteressata, generosa e curiosa. In fondo non siamo obbligati a farci piacere nulla e il puntiglio nelle relazioni può essere solo inteso, quando portato alle estreme conseguenze, come una paura di legarsi e lasciarsi toccare, coinvolgere e modificare dinamicamente dall'altro mondo che stiamo incontrando. 

Questo tipo di impedimento è un muro difficilmente scavalcabile, se non si abbassano un po’ le difese interiori con l’ironia e il gioco e la progressiva disidentificazione da idee, concetti e aspettative.

Se impariamo a non identificarci totalmente con un pensiero, potremmo persino scoprire che non è poi così importante e lasciar correre piccole cose che prima investivano il nostro focus attentivo e non ci facevano cogliere ed apprezzare il bello intorno a noi.

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