SMM a ritmo africano

Come parlare a un pubblico africano attraverso i social?

A che ora è meglio pubblicare? Che contenuto è di valore per il mio utente? Auguro buone vacanze l'otto dicembre oppure non è il caso? Sono solo alcuni dei quesiti che ogni Social Media Manager si pone quando si accinge a svolgere il suo lavoro. È una vita fatta di attenzione ai dettagli, velocità, sguardo a 360° gradi, capacità di essere sempre sul pezzo… insomma una vita dura. Sì. Ma è ancora più dura quando il target appartiene a una cultura totalmente diversa dalla propria.

Le mie attività di social media management e blogging sono tutte indirizzate a un pubblico africano attualmente situato in cinque diversi paesi: Kenya, Ghana, Uganda, Sierra Leone e Costa d'Avorio. Specificare i paesi non è banale, perché a differenza di quello che pensiamo spesso noi italiani, l'Africa non è tutta uguale. Anzi!

"Africa is not a Country" è il titolo di un celebre pezzo uscito sul Time lo scorso anno, proprio per ricordare al mondo occidentale che quando si sta parlando di un continente, non si può generalizzare. E leggerlo mi è davvero servito, quando sono stata catapultata in questo universo parallelo, dove non bastavano più le poche sfocate nozioni geografiche dell'Africa apprese alle medie, ma occorreva entrare a stretto contatto con la cultura e le abitudini di un popolo tanto lontano dal mio.


Ripescando alcuni degli appunti della lezione del professor Vescovi sulla comunicazione cross culturale e consultando i colleghi che spesso viaggiano nel continente, ho elaborare una strategia che mi permettesse di personalizzare il più possibile i contenuti rispetto al paese, senza perdere l'identità globale del brand!

Condivido qualche accorgimento preso nell'applicare la strategia a Facebook.

La prima scelta è stata quella di aprire, oltre alla pagina istituzionale, una pagina "locale" di rappresentanza per ogni paese africano in cui operiamo, riservandomi di pubblicare lì i contenuti più "specifici". Quel che vale per il Kenya, infatti, non vale per il Ghana e, soprattutto, non tutti gli stati africani sono anglofoni (la pagina della Costa d'Avorio, per esempio, è gestita tutta in francese… e sì, ho rispolverato anche queste di nozioni scolastiche!).

Le informazioni di più ampio respiro continuano a essere pubblicate sulla pagina istituzionale, che mi dà puntualmente filo da torcere con problemi comuni a tutto il continente. Uno a caso? Quello della religione che torna ogni Pasqua e Natale per mettermi in crisi su come e se fare gli auguri. Considerata la diffusione di cristianesimo e islamismo in Africa e il grande legame degli africani con la loro religione, la questione è tutt'altro che banale… ma forse questo sta diventando un problema un po' per tutte le aziende.

Religione a parte, per evitare gravi strafalcioni culturali e linguistici ed essere sempre aggiornata su quello che succede giù, un'altra strategia adottata è stata quella di avvalermi delle partnership locali del mio brand e avviare uno stretto rapporto di collaborazione e feedback con una persona fidata del posto; una per ogni paese naturalmente. Non avete idea di quante volte questo mi abbia salvato la vita (o dovrei dire il lavoro!). Bisogna sempre cercare i contenuti "tra le parole" di chi li possiede e mai affidarsi troppo al proprio sesto enso: la logica dei social network non perdona.

Sempre secondo questa filosofia, altra preziosa fonte di ispirazione sono le lunghe chiacchierate con i colleghi viaggiatori. Sono loro che andando spesso in Africa sono in grado più di chiunque altro di trasmettermi la conoscenza di cui necessito per svolgere al meglio il mio lavoro. Da loro imparo modi di dire, gusti, usi e i costumi delle varie popolazioni a cui ci rivolgiamo e questo mi permette di esprimermi in maniera più affine e "vicina" al nostro target.

Sapevate, per esempio, che per gli africani la famiglia e i rapporti sono importantissimi? Si tratta di culture molto "calde" dove i legami che si creano sono forti, stabili e in genere importanti per durare a lungo. Se auguro un buon week end ai nostri fan, beh non posso mai dimenticare di aggiungere che lo auguro anche alle loro famiglie. Un post con gli auguri ai famigliari otterrà molto più consenso rispetto a uno che li esclude.

Certo i dubbi di un social media manager sono tanti e ne sorgeranno sempre di nuovi, ma se si segue la regola fondamentale del web (l'ascolto), niente è impossibile, neanche approcciarsi a culture tanto lontane. E, anzi, proprio questa sfida sarà un'occasione per imparare quello che spesso sui libri non viene insegnato.

Sembrerà strano (e forse un po' poetico), ma a volte, leggendo le storie che ci arrivano per il blog dai nostri fan, mi sembra quasi di viaggiare davvero in giro per l'Africa. E mi vedo lì, lungo le spiagge della Costa d'Avorio o a passeggio nelle grandi riserve Masai del Kenya… e, sapete, è in quei momenti che scopro un altro lato bello del nostro lavoro: con il web possiamo arrivare là dove fisicamente non ci lasciano andare.

E allora che Africa sia!

Commenti

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Giulia Satta
Pubblicato il 23.03.2016

Grazie Jessica per questo articolo, la gestione delle pagine Facebook global non è cosa semplice! È bello sapere come si lavora con culture differenti, ogni paese ha le sue peculiarità ed il lavoro del social media manager, come dici tu, è bello perché ci fa scoprire tanti aspetti di altre culture che in altri lavori non avremmo modo di conoscere.

Giulia Satta
Pubblicato il 23.03.2016

Grazie Jessica per questo articolo, la gestione delle pagine Facebook global non è cosa semplice! È bello sapere come si lavora con culture differenti, ogni paese ha le sue peculiarità ed il lavoro del social media manager, come dici tu, è bello perché ci fa scoprire tanti aspetti di altre culture che in altri lavori non avremmo modo di conoscere.