Piccola storia dell’advertising, dal porno ad Adwords

Perché Altavista cedette di fronte a Google, come il percorso delle nostre ricerche online influenza l’azienda che vale di più al mondo

Premessa vanesia: chi scrive non ricorda i tempi d'oro di "Altavista". Nel 1995 aveva appena 7 anni e la parola "internet" in casa non circolava, al più sarebbe parso un giocattolo da domandare, mentre "motore" non poteva che essere qualcosa a scoppio. E invece il '95 fu l'anno in cui "Altavista" sbancò: grazie al particolare algoritmo che garantiva tempi di risposta mai visti prima (ricerca in 0,7 secondi) e alle Cpu Apha a 64 bit su cui girava, era diventato il motore di ricerca per eccellenza, roba da 80 milioni di visite al giorno a 2 anni dal lancio.

Per noi googlanti sembra la preistoria, eppure Google forse non esisterebbe senza questo suo antenato. Un antenato "guardone". Altavista aveva infatti un unico problema: era portatore sano di pornografia. Ogni parola che si cercava generava molti risultati, ma quasi tutti osé. Così un gruppo di ricercatori lavorò all'alternativa: oltre ai noti Page e Brin c'era anche Matt Cutts, oggi capo della Search Spam di Google; mentre la moglie sfornava quelli che furono battezzati "pornodolcetti" ("porn cookies"), arrivò "la rivoluzione google" [1]. E pensare che inizialmente il nuovo motore di ricerca era considerato troppo lento…

Altavista presto venne letteralmente dimenticato, fino a capitolare definitivamente nel 2013. Naturalmente Google non è soltanto un motore di ricerca: Google è una miniera d'oro, perché più si scava, più emergono dati. In Google se ne accorgono e creano il software "Google Analytics", il quale inizia subito a "spiare" il 100% degli utenti. Ma in modo parziale. Perché ai tempi in cui Explorer rappresentava ancora il browser più utilizzato, non si riusciva a monitorare tutti i movimenti online degli utenti, dato che non tutti i siti erano legati ad "Analytics". Allora perché non creare un proprio browser? Nasce così "Google Chrome": meglio controllare il 50% degli utenti, ma completamente.

Anche grazie a questa innovazione continua ed attenta Google è oggi l'azienda che vale di più al mondo: 492,6 miliardi di dollari, 400 milioni in più di Apple. Come guadagna Google? Per il 94% grazie a "Google Adwords", di cui è super esperto Andrea Testa, vincitore di 4 AdWords Award al Summit Google di Mountain View (California) e giunto in Upa proprio per illustrarci il funzionamento di questo strumento di advertising a pagamento. Quando si fa una ricerca su Google, solitamente si clicca su un solo risultato, e perlopiù solo nella prima pagina ottenuta. Tramite Analytics con Adwords si riescono a programmare campagne efficacissime, rivolte ad un target estremamente preciso di utenti. La rivoluzione è presto fatta: «Se vogliamo vendere un vestito da sposa – ha portato ad esempio Testa – con un enorme cartellone pubblicitario esporremmo tutti al nostro messaggio: nonni, zii, divorziati, bambini, adolescenti, musulmani. Con Adwords, invece, si deve mostrare quel vestito solo a chi sarebbe interessato davvero a comprarlo».

Questo presuppone un cambio di paradigma avvenuto da tempo nel marketing: il passaggio da una logica "push" (qualcosa che viene imposto sul mercato) a una logica "pull" (qualcosa che viene offerto "ascoltando" la domanda). Proprio i nostri desideri scritti sulla barra di ricerca di Google rispondono a tale una logica "pull". Tutto ciò che facciamo, lo spendiamo, anche se non sempre lo acquistiamo. Guardando al "funnel", l'obiettivo diventa allora portare il maggior numero di utenti dalla fase di "awareness of interest" ("awareness" e "interest" si fondono nel modello di Testa) a quella di "purchase": è qui, infatti, che la ricerca si converte in acquisto. Un esempio. Quando prepariamo la lista della spesa, scriviamo "Nutella" o "crema spalmabile"? Nella maggior parte dei casi "Nutella". Ma se desideriamo acquistare dell'acqua, scriveremmo soltanto "Acqua" e non, magari, "Santa Croce" o "Levissima": in quest'ultimo caso significa che il brand non ha penetrato la fase di purchase. Tradotto: c'è ancora da lavorare. Ovvero: non dimentichiamo cosa significa "SEO", "Search Engine Optimization": ottimizzazione del motore di ricerca. L'ottimizzazione presuppone uno studio ed una ricerca continui, senza fine. E noi siamo a soli 18 anni dalla fondazione di Google, fresco maggiorenne.


[1] S. Levy, "Rivoluzione Google. I segreti dell'azienda che ha cambiato il mondo", Hoepli, Milano, 2012.

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