Le industrie culturali e creative, queste sconosciute

Si è iniziato a parlare di imprese culturali e creative (ICC) a partire da un preciso momento storico, ovvero, dall'anno 1995.

  • Autore: Ida Maggi
  • 07.03.2016
  • tempo di lettura: 02:20

Si è iniziato a parlare di imprese culturali e creative (ICC) a partire da un preciso momento storico, ovvero, dall'anno 1995 quando, in Inghilterra, hanno fatto la loro comparsa le cosiddette cultural industries. Tale espressione ha acquisito significati diversi, a seconda dei Paesi: in Francia, ad esempio, il termine è stato usato esclusivamente in riferimento al copyright. Ad oggi, la definizione più ampia ed attendibile secondo il Prof. Roberto Grandi è quella fornita dalle Nazioni Unite, la quale prevede una classificazione tra i concetti di "eredità culturale, arti, media e creazioni funzionali".

Ad ognuna di queste categorie corrispondo diversi tipi di industrie creative: siti culturali ed espressioni culturali tradizionali, arti visive e performing arts, audiovisivi e nuovi media, design e servizi creativi.

Oggigiorno, il discorso legato alle ICC è molto importante poiché non si limita ad essere meramente teorico-accademico, bensì acquisisce un certo peso economico dal momento che, queste, incidono sul PIL del Paese. Ma come è nato esattamente questo processo? Tutto risale agli anni 80 del 1900, quando due problemi attanagliavano l'economia europea: l'urban sprawl (fenomeno di dilatazione urbana) e l'obsolescenza dell'industria tradizionale (intere parti delle città in cui le industrie si sono svuotate con il conseguente aumento della disoccupazione e di problemi critici, tra cui, l'alcolismo).

A partire da quegli anni, le città hanno adottato strategie culturali pianificate, dando avvio a politiche di rigenerazione urbana: gli spazi industriali rimasti vuoti sono stati "riempiti" con la cosiddetta new-economy e, buona parte di questa, era rappresentata dalle industrie culturali. Si è giunti così a parlare di "Cultural Renaissance": una nuova economia basata sulla cultura.

Fondamentale, a questo proposito, è stato il ri-uso di costruzioni abbandonate cui è stata attribuita una nuova funzione. Questo ha tuttavia condotto al problema della gentrification, quel fenomeno per cui un quartiere cittadino, abitato da ceti a basso reddito, si trasforma in zona d'elezione per la più ricca classe media ed i precedenti abitanti vengono spinti verso quartieri decentrati, spesso degradati della città.

Cosa ha comportato esattamente il cambiamento? Da un lato, sono state rigenerate intere parti di città abbandonate, tornate ad essere vivibili. Dall'altro, sono emerse nuove imprese e professioni. Inoltre, con questa operazione di rigenerazione, molte città hanno migliorato la propria immagine internazionale. È in questo ambito che rientra la rilevanza dei mega-eventi, quegli eventi internazionali, di cui è esempio emblematico l'Expo di Milano.

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