Italian factor, i valori-chiave del futuro “nel DNA” del Belpaese

Nel Paese dello zero a zero, quando qualcuno segna un goal, gli altri si mobilitano per farlo annullare: il paradosso – tutto italiano – è che ogni cosa cambia perché nulla cambi.

Nel Paese dello zero a zero, quando qualcuno segna un goal, gli altri si mobilitano per farlo annullare: il paradosso – tutto italiano – è che ogni cosa cambia perché nulla cambi. Eppure, esiste un "fattore X" che ogni competitor straniero ci invidia e spesso riesce anche a riprodurre e moltiplicare efficacemente al posto nostro, un insieme di valori inscritti nel nostro DNA che si tramanda nei millenni.

L'Italian Factor, nelle parole del Prof. Francesco Morace, è la capacità (per molti versi) unica del nostro Paese di intercettare il bello e il ben fatto, in una parola il gusto. Ma non solo. È il modo tutto italiano di unire attenzione al dettaglio e filiera produttiva, in una nazione dove gli artigiani diventano grandi industriali.

"Siamo ancora un po' figli del rinascimento" ammette il fondatore di Future Concept Lab, che ci introduce ai paradigmi di un futuro in cui l'Italia è perfettamente allineata sull'asse dei valori chiave dei prossimi 20 anni: verità, bellezza e vocazione. Se la reputazione del Belpaese all'estero è positiva, è però altrettanto vero che il 'marchio Italia' ha un grande potenziale inespresso e che gli italiani soffrono di carenza di autostima.

Moltiplicare il valore Italia significa anzitutto ridisegnare i frame culturali dello Stivale. In termini aziendali, il problema non è il nanismo delle nostre imprese, quanto la loro chiusura alla competizione. Il valore Italia va oltre i numeri: occorre puntare sul mercato medio di qualità, in cui il Paese è leader; sfruttare intelligenza contestuale e capacità d'ingegno per conquistare il primato dell'economia reale, traendo vantaggio anche da alcuni aspetti del ritardo italiano, come il non avere accettato passivamente il modello manageriale adottato da altri paesi.

Aziende di alta gamma come Alessi e Illy sono state citate come esempi di successo, capaci di offrire "esperienze emozionali" uniche ai clienti e di coniugare il design contemporaneo, la diversificazione dei prodotti e le migliori tecnologie con un radicamento nel retroterra culturale italiano. Altra azienda che ha saputo imporsi quale marchio dell'enogastronomia italiana nel mondo è Eataly: la proposta di prodotti anche molto connotati geograficamente e con filiere corte all'interno di retail universali, pone l'azienda di Farinetti fuori dall'antitesi globale-locale. I prodotti regionali italiani diventano opzioni universali, un fast good facilmente reperibile, che si accompagna a una promessa di responsabilità, sostenibilità e condivisione.

Se il pensiero locale è punto di partenza per orientarsi e intercettare nuovi mercati, il genius loci è dunque marchio identitario da mantenere nell'aprirsi allo sviluppo internazionale. Dai migliori prodotti e luoghi di consumo al controllo "ossessivo" di qualità di materiali e processi, l'Italia può ambire a un ruolo da leader, in uno snodo epocale in cui cambiano le regole e diventa essenziale trovare il giusto equilibrio tra etica ed estetica, unicità e universalità.

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