Consigli per gli acquisti

​Sappiamo bene che ormai si può vendere online tutto ciò che si può comprare in modo diretto. Quindi, la vera domanda da porsi non riguarda il vendere o non vendere, ma il modo in cui bisogna farlo.

Sappiamo bene che ormai si può vendere online tutto ciò che si può comprare in modo diretto.

Quindi, la vera domanda da porsi non riguarda il vendere o non vendere, ma il modo in cui bisogna farlo.

Durante la lezione dedicata all'e-commerce con il Prof. Diegoli abbiamo cercato di metterci nei panni del venditore, per provare a capire come muoversi nel modo giusto e quali sono le strategie per vendere al meglio dei determinati prodotti.

Abbiamo analizzato quindi i seguenti modelli di business:

  • -Dailydeals
  • -Club
  • -Subscription
  • -Chat commerce
  • -Sharing commerce
  • -Group Buy
  • -Delivery come valore

Diamo un rapido sguardo alle singole voci così da avere un quadro più completo dell'argomento.

Quando si parla di Dailydeals si intendono quei modelli di business che non sono sostenibili nel lungo periodo da uno stesso acquirente; hanno come scopo quello di ottenere nuovi clienti senza la presunzione di guadagnare (questo perché una grossa percentuale della spesa affrontata da chi sottoscrive l'offerta deve andare al sito). L'esempio più conosciuto è sicuramente Groupon, che si è conquistato una solida reputazione vendendo in misura maggiore servizi e in misura minore oggetti. La critica più comune che viene mossa nei suoi confronti è il mancato controllo di tutta l'esperienza cliente dall'inizio alla fine. Altri esempi meno noti sono Loveli , Lovethesign o Tannico.

Questi modelli puntano molto sul concetto di tempo che stringe: il nostro inconscio è portato a valutare maggiormente gli articoli che rischiano di esaurirsi o che rimangono in vendita per un tempo limitato. Ecco allora che siti come Groupon approfittano di questa nostra debolezza mettendo un timer al fianco dell'oggetto desiderato.

Il modello del Club invece fa riferimento a qualcosa di esclusivo per il quale l'acquirente è disposto a pagare una piccola-media somma per iscriversi e poter godere così di alcuni vantaggi. Amazon Prime è la prova di questo sistema: con 19 euro all'anno si riesce a fidelizzare il cliente e a incassare in anticipo, fornendo in cambio spedizioni gratuite su moltissimi oggetti. Un altro esempio di questo tipo è Thrive in Gran Bretagna.

Con Subscription si fa riferimento al modello dell'abbonamento: attraverso una sottoscrizione riesco ad accaparrarmi dei clienti che ogni mese faranno sicuramente degli acquisti. Ci sono siti come soap.com che seguono questo modello ma in più, dopo aver rivolto all'utente delle domande relative alla sua casa e alle sue abitudini, gli fanno la spesa in base alle sue esigenze. In questo modo ci si libera la mente dall'obbligo di acquistare determinati articoli indispensabili ma che è noioso comprare. Altri esempi sono Happy box dedicato ai cani, hello food, che manda cibo crudo completo della ricetta scritta su come cucinarlo. Il tutto è caratterizzato da un bel packaging in modo tale da poter fare foto da condividere sui social.



La chat è il nuovo carrello. L'ecommerce si è sempre sviluppato come una metafora del supermercato: stanno nascendo i cosiddetti conversational commerce. Si parla di futuri Store che non seguiranno più il modello di Amazon, ma si avrà la possibilità di parlare in chat con un operatore che manderà all'utente un link degli oggetti desiderati e attraverso questo si avrà poi la possibilità di completare l'acquisto.

Con lo Sharing commerce si sfrutta la condivisione tra le persone. Uber, Airbnb, Blablacar, si appoggiano tutti su questo modello di business incentrato sulla condivisione. Un altro esempio meno conosciuto è bagborrow sito sul quale hai la possibilità di prendere una borsa in prestito.



Ma l'e-commerce non ha fatto altro che sistemizzare ciò che già esisteva. Ne sono un chiaro esempio i gruppi d'acquisto (Vinixgrassroots market), delle community all'interno delle quali è possibile vendere i propri oggetti. Su facebook ci sono moltissimi Group buy, soprattutto formati da mamme che ne approfittano per scambiarsi opinioni.

Anche il lato della consegna è importante. Per questo si parla della Delivery come valore. Bonobos nasce come poor player on-line, una Showrooming-ecommerce. Non ha un magazzino, il negozio serve solo per provare e capire la propria misura, poi l'esperienza di acquisto si fa sul web. Altri esempi degni di nota sono Indabox, una startup torinese e Penguin pick-up che forniscono come servizio un luogo dove ritirare un pacco o la spesa.

Una delle ragioni che spinge ad acquistare online è la possibilità di effettuare un reso (che online è un diritto dell'acquirente, mentre in negozio è un beneficio non scontato). Questo è sicuramente un punto a favore dell'e-commerce. Quante volte si desidera comprare qualcosa ma si teme di sbagliare la taglia o di non indovinare la scelta dell'articolo? Avere la sicurezza di poter restituire un oggetto è sicuramente la spinta finale che ci porta a concludere l'acquisto online!

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