COME GESTIRE I "CAPRICCI" DEI BAMBINI

“OGNI RICCIO E’ UN CAPRICCIO" di Erika Aprile

Capricci e abbracci

di Simona Maiozzi

Quasi ogni giorno faccio i capricci

ti chiedo le gomme, voglio il gelato

“Mi compri il mostrino?

La fata coi ricci?

Le figurine del campionato?”

Poi voglio i cartoni in televisione,

per cena solo le patatine,

voglio dormire con te nel lettone

insieme all’orsetto e alle macchinine.

Ma oggi mamma è un giorno speciale

e i capricci non posso fare!

E’ la tua festa, mica vale

pure oggi farti stressare…

“Mi compri” e “Lo voglio” non dirò più,

ti chiedo una cosa e niente più.

Sarò più buono e lo prometto:

ma tu… abbracciami stretto stretto!

 

Quando si diventa genitori si ha sempre paura di non esserne all’altezza; di non essere in grado di educare i propri figli come gli altri vorrebbero ma soprattutto si ha il senso di fatica, impotenza e frustrazione nel dover gestire i capricci dei propri piccoli.

 

Innanzitutto incominciamo col dire che il termine “capriccio” per quanto possa essere molto utilizzato e ben riconducibile ad un tipico atteggiamento dei bambini in una determinata fase evolutiva della loro crescita, è in realtà un termine usato a sproposito. Bisognerebbe descrivere questo momento come “scatto d’ira” o “rabbia non controllata” proprio perché fa parte di quelle emozioni, definite negative, che i bambini fanno ancora fatica a circoscrivere, riconoscere e, quindi, controllare.

 

Quando tuo/a figlio/a ha questi momenti di rabbia per l’adulto può essere sconveniente o immotivata ma in realtà per loro non è così.

Alla base c’è sempre un bisogno implicito che chiede a gran voce di essere visto, riconosciuto, accettato ed accolto.

Quante volte, al mattino, hai fatto fatica a vestire tuo/a figlio/a perché non voleva indossare una maglietta, magari la sua preferita ma che in quel momento non gli/le piaceva più?

Probabilmente, davanti a questo ennesimo comportamento, ti sarai innervosito/a e con fermezza, e magari con qualche minaccia, avrai vestito a forza il bambino/la bambina.

 

Sai che questa situazione si sarebbe potuta svolgere in maniera differente?

 

Invece di impuntarti e far “vincere” la tua decisione, avresti potuto porti in ascolto.

Ascoltando tuo/tua figlio/a avresti capito che alla base di questo “capriccio” non era la maglietta da indossare bensì la separazione da te.

Una volta vestito/a sarebbe dovuto andare a scuola e separarsi dalla persona amata.

Attraverso questo comportamento lui/lei cercava di comunicarti le emozioni che stavano nascendo dentro la sua pancia, ossia la paura e la tristezza, che ancora non conosce bene e di cui si è trovato/a in balia in quel momento.

 

E’ pertanto importante aiutare il bambino/la bambina a chiarire ed esprimere quello che prova e sente offrendogli noi le parole giuste come ad esempio “Mi sembri triste, che cosa succede? Vorresti stare ancora un po’ con me? Lo so, lo capisco benissimo. Anche a me piacerebbe passare ancora del tempo con te”.

 

In questo modo si sente compreso nella sua emozione e soprattutto legittimato nel provarla.

 

Spesso l’adulto si mette nella posizione di “braccio di ferro” con il proprio bambino perché si sente sfidato ma non è assolutamente così. Ha solo bisogno di far venire fuori l’emozione, in quel momento bloccata, attraverso l’aiuto offerto dal genitore mediante l’ascolto.

 

Come gestire i “capricci”

Abracadabra… Sim Sala Bim… e con un tocco il capriccio finisce qui!”

Ehmm, No! Non funziona proprio così. Sarebbe troppo facile pensare che esista una formula magica che metta fine al capriccio; ma in realtà un trucchetto, anche se non è magico, c’è: mantenere la calma.

Facile no? Come bere un bicchier d’acqua.

Come ti ho già detto, se parti dal presupposto che tuo/a figlio/a non ti sta sfidando ma sta cercando di comunicarti qualcosa questo ti mette nella condizione di prestare attenzione ed ascolto nei suoi confronti.

Se in quel momento il bambino/la bambina incomincia a gridare, fai un respiro e cerca una connessione con lui/lei. Abbassati alla sua altezza cercando un contatto visivo e se “senti” che è fattibile, offrigli/le un contenimento fisico (come un abbraccio) altrimenti limitati solo alla tua presenza senza invadere il suo spazio.

Quando sarà passato il momento acuto allora incomincia a parlargli/le.

Cerca di descrivere ciò che è accaduto in maniera oggettiva, come se stessi guardando un film seduto/a sul divano, visualizzando ciò che ti sembra sia stato il suo vissuto e aiutalo/a a dare un nome alle sue emozioni.

Vedo che se molto arrabbiato. Ti capisco benissimo, anche io ho provato questa emozione”.

Così facendo stiamo comunicando che le emozioni sono giuste, qualunque esse siano, e come tali vanno vissute, esperite e accolte. Una volta che ha compreso che cosa si stava smuovendo in lui/lei si può lavorare sulla prevenzione.

 

In che modo?

 

  • Innanzitutto tu, mamma o papà, dovrai essere molto chiaro quando prendi una decisione. E’ molto importante che l’informazione giunga al bambino/alla bambina in maniera limpida. Anche quando stai “negando” qualcosa, è importante che tu lo faccia in maniera ferma ma allo stesso tempo amorevole.
  • I bambini non amano i cambiamenti pertanto ci vuole coerenza stabilendo una routine dentro cui muoversi ed orientarsi; per esempio se si stabilisce che non si deve andare a dormire dopo le 21.00 è bene essere coerenti e mantenere questo orario tutte le sere.
  • Quando tuo/a figlio/a cresce incomincia a separarsi da te. Non ne senso che si allontana fisicamente ma che incomincia a sviluppare la sua identità il suo vero sé, la sua autonomia nelle scelte. Questo è il momento di assecondarlo e di coinvolgerlo ascoltando le sue opinioni valutando, ovviamente, che siano appropriate alla sua capacità. Per farti un esempio pratico: Tu vuoi che indossi una giacca mentre tuo/a figlio/a vuole indossare una felpa. Anziché imporre la tua scelta, la tua opinione, puoi far scegliere a lui/lei mettendogli/le una opzione. Se sai che fuori fa freddo e con la felpa potrebbe prendersi un raffreddore, potresti dirgli/le: “Puoi scegliere se indossare la giacca o la felpa se indossi un’altra maglia perché fuori fa freddo”.
  • Quando tuo/a figlia perde più facilmente il controllo? Hai mai fatto caso al momento in cui accade? Per aiutarti a capire meglio la dinamica dei capricci, prova a segnarti su un foglio le situazioni in cui tuo/a figlio/a perde facilmente il controllo. Questo non ti aiuterà a controllare la loro emozione, perché non è possibile, ma ti sarà più facile prevenirle aiutandoli a comprenderle ed elaborarle.
  • Tu, in quanto genitore, devi essere un buon osservatore. Imparare a conoscere tuo/a figlio/a, giorno dopo giorno, ti aiuterà a valutare il suo comportamento e a prevenire i malumori.

Ovviamente queste piccole linee guida possono esserti utile quando tuo/a figlio/a è molto piccolo/a e non è in grado di esprimere verbalmente ciò che sta provando. Con bambini più grandi è necessario dedicare più tempo per imparare a regolare le emozioni più forti ed impegnative come la gelosia, la frustrazione, la noia, l’ansia, lo stress e la relazione con i coetanei.

Anche in questo caso la punizione non è la soluzione più giusta.

Cerca, invece, di creare per tuo/a figlio/a un posto sicuro dove possa sentirsi protetto e quando si sentirà pronto/a prova a parlargli/le facendo leva sulla sua capacità comunicativa incoraggiando a descrivere ciò che provano. E se non riesce a trovare le parole giuste, utilizza anche il disegno. Attraverso i colori è più facile, per loro, raccontare il loro bisogno.

Attività creative, come il teatro e/o la danza, possono essere di grande aiuto per aiutare tuo/a figlio/a nella sua educazione emotiva.

 

Ma quando i capricci sono a tavola?

Il capriccio a tavola è un vero e proprio classico. Spesso è dovuto al fatto che ai bambini non piacciono alcuni cibi.

Come comportarsi in questi casi?

Capire cosa piace e cosa no, aiuta sicuramente il genitore a pianificare il menu settimanale ma quando la lista diventa ridotta ecco che incominciano le complicazioni.

E’ bene sin da piccoli fargli provare diversi gusti e consistenze. Purtroppo sin dallo svezzamento l’alimentazione non è quella più corretta pertanto, se non si è fatta una giusta educazione, bisognerà essere un po’ più rigidi senza essere troppo eccessivi, sicuramente non vale la regola “o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra” e neanche “se non apri la bocca entro 5 secondi…”. Minacce ed ultimatum non sono le scelte più sensate; prova piuttosto a patteggiare con lui/lei chiedendogli/le di mangiane solo un pochetto.

 

Cara mamma e caro papà.

Con questo articolo abbiamo capito che non servono formule magiche e, soprattutto, non servono minacce. Ciò che può aiutarti nella relazione con i tuoi figli è l’ascolto. Questo è l’unico vero segreto.

Tu ascolti loro e loro ascolteranno te.

 

“[…] È il Riccio Capriccio

Che col suo cappuccio

Impara da solo le cose che fa

Lui va dappertutto

Pensate che al gatto

Gli mangia la pappa ma solo a metà

Il Riccio Capriccio

Si sente d'impaccio

Ci vuole coraggio a toccarlo si sa

Ma quando si apre

Vuol dire che sente

Che tu gli vuoi bene

E non pungerà

Solo se gli passa la paura

Fa rientrare le sue spine per natura

Sarà timido o pure diffidente

Chi può dirlo, chi può dirlo non si sa […]”

[Il riccio capriccio – Zecchino D’oro 2021]

 

Erika Aprile, Attrice & Counselor a mediazione teatrale

 

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