Iconografia Cristiana, breve introduzione...

Breve introduzione

«L'iconografia cristiana trascrive attraverso l'immagine il messaggio evangelico che la Sacra Scrittura trasmette attraverso la parola, Immagine e parola si illuminano a vicenda». (CCC 1160)

Quindi l’icona diventa la traduzione della Sacra Scrittura in immagine, ma non come semplice racconto, non come una biblia pauperum, in maniera letterale, bensì quale interpretazione teologica della Tradizione ecclesiale. 

L'icona è lo specchio della Sacra Scrittura, l'icona è la Parola di Dio dipinta, per cui ad essa va lo stesso rispetto e la stessa venerazione. Proprio perché comunicano lo stesso messaggio della fede e lo stesso insegnamento si scrivono e si leggono in maniera speculare e complementare. 

L’icona non è un’immagine qualunque, e di conseguenza l’iconografia non può essere considerata genericamente un’arte pittorica. L'iconografia è una disciplina artistico-spirituale che implica da parte dell’iconografo un cammino di fede, oltre ad una formazione artistica, attraverso cui si comunica il messaggio cristiano in conformità con la Sacra Scrittura e con l’insegnamento della Tradizione della Chiesa. Si tratta di un’immagine teologica, un’arte liturgica, il cui senso più profondo sta nell’agire di Dio per mezzo di essa. Il senso dell’icona è di provocare il dialogo con Dio. Non tutte le immagini possono essere definite icone, ne ogni tipo d’arte, anche se religiosa, può essere chiamata iconografia, perché ciò sia possibile è necessario che ricorrano alcune caratteristiche distintive e si seguano dei principi che vengono denominati canoni. Il carattere dell’icona non è solo narrativo o illustrativo ma è epifanico, ossia manifesta ciò che rappresenta. Le icone sono veri e propri “trattati di teologia a colori”. Un testo che va letto, meditato, pregato e contemplato. Non solo l'icona viene dipinta ma contemporaneamente scritta e perciò è possibile anche leggerla solo se si conosce la sua lingua. È necessario saperne interpretare il linguaggio per poter accedere a strumenti adeguati all’interpretazione dei simboli presenti e alla loro corretta lettura. Proprio quello del simbolo è uno dei linguaggi principali dell'icona. L’icona è un simbolo che permette la comunicazione tra l’umano e il divino; rende visibile ciò che agli occhi del corpo non appare immediatamente o non è attingibile, ma che l’intelletto illuminato dalla fede riesce a intuire e contemplare. Nell’icona si manifesta un’oltre che non è pienamente descrivibile e oggettivabile. Il simbolo iconografico supera il tempo e lo spazio per immergersi nell'eternità. Quello che si fa davanti all'icona è un’esperienza contemplativa in cui il soggetto che si rapporta con l’icona, viene proiettato oltre le forme e le figure rappresentate, accedendo mediante questa porta, alla dimensione del mondo divino. In altri termini nella contemplazione dell'icona, la fede apre alla possibilità di entrare in una relazione personale e profonda con il Signore. Non è solo un ricordo ma una presenza. Non solo ci ricorda il Signore o la Madre di Dio o i santi ma ce li rende presenti e ce li fa incontrare. Ed è soprattutto questo aspetto che rende sostanzialmente differente l'icona da ogni altro dipinto religioso. Già da queste poche cose, potete capire come l'icona sia un grande mistero che va molto aldilà dell'arte. 

Fin dagli inizi all’iconografo è chiesto uno sforzo ascetico, un impegno spirituale profondo, deve dipingere immerso nella preghiera. Per l’iconografo la sua arte è primariamente una disciplina ascetica, attraverso la quale egli si esercita spiritualmente a divenire sempre più conforme all’Immagine di Dio. Insomma quella dell'icona è un'arte spirituale che trasforma sia chi la realizza nella preghiera, come chi ci prega davanti contemplandola con fede.  La realtà che l’icona vuole mostrare non è quella terrena ma quella celeste ed anche quando parla della terra lo fa a partire dalla dimensione trasfigurata del Paradiso. Per far questo usa una prospettiva rovesciata, nel senso che l’oggetto diventa chi guarda l’icona, mentre l’icona, o meglio colui che vi è raffigurato diventa il soggetto. La sensazione è quella di essere guardati, di venire coinvolti nell’icona, come se il suo spazio si dilatasse per farci partecipare. L’icona esprime una teologia della luce. Lo stesso procedimento pittorico parte dai colori più scuri e gradualmente si schiarisce fino a raggiungere il bianco puro. Si tratta di un processo di illuminazione che simboleggia il passaggio “dalle tenebre alla luce”. I soggetti non vengono dipinti in modo naturalistico ma stilizzato, in una luce che rappresenta quella taborica della Trasfigurazione. I corpi, a somiglianza del corpo di Cristo dopo la resurrezione, sono quelli che avevano nella loro esistenza terrena ma sono al contempo differenti, poiché spirituali, gloriosi, come i beati del Paradiso che esistono nella dimensione della gloria divina. I santi perciò appaiono trasfigurati, immersi nella luce divina.  Nell’icona non si raffigura solo l’aspetto estetico dell’uomo, la sua apparenza esteriore, ma anche la sua realtà interiore che emerge attraverso la luce, l’illuminazione progressiva delle carni, la trasfigurazione del corpo. L’icona perciò è profezia di ciò che saremo, ci mostra le cose ultime, la dimensione escatologica verso cui siamo orientati. Ci fa guardare lontano, oltre noi stessi e la nostra realtà terrena, per ricordarci che la nostra patria è nel cielo, che la vita terrena è un veloce passaggio, ma che Dio è il nostro fine ultimo e la meta del cammino. L’icona rivela questa luce escatologica, ne offre una chiara testimonianza. Ed è indicativo il fatto che nell’icona non esiste una fonte di luce esterna o naturale, ma la luce scaturisce dall’interiorità del soggetto dipinto, è espressione della sua dimensione spirituale, della vita divina di cui partecipa, della luce soprannaturale che lo illumina. E poiché descrive la luce del Paradiso e non quella della terra, nell’icona non ci sono ombre, infatti «Dio è luce e in lui non ci sono tenebre» (1Gv 1,5). Per lo stesso motivo l’aureola che circonda le teste dei santi, e che si chiama “nimbo”, nelle icone non serve ad indicare la loro santità, ma è l’irradiamento della luminosità dei loro corpi, il traboccare della luce che dall’interiorità si riversa all’esterno. Allora vedete, nell'icona tutto ci parla della Luce, addirittura gli antichi maestri iconografi dicevano che l'icona non si dipinge con i colori ma con la luce, ed è questa luce divina che essi continuamente ricercavano nella preghiera mentre scrivevano le loro icone e anche quando ci pregavano davanti, nel silenzio, nel nascondimento, lasciando che questa luce dello Spirito Santo li penetrasse, li avvolgesse e li illuminasse fin nelle zone più profonde e oscure della loro anima, tanto da trasformarli in fiaccole viventi, in uomini che anche fisicamente diventavano luminosi, come trasfigurati da questa luce taborica che contemporaneamente abitava l'icona e l'iconografo, ed erano sempre in dialogo con il Signore, Lui contemplavano con gli occhi dell'anima e vedevano con gli occhi del corpo attraverso l'icona. L'icona opera una mediazione tra l'orante e Dio, facilità la possibilità di una relazione personale con il Signore, anzi consente che la preghiera diventi incontro ed esperienza viva con la Persona, con quel Dio personale con cui il cristiano desidera relazionarsi, dialogare e a cui aspira ad unirsi interamente. L'icona è un testimone del mistero e della realtà dell'Incarnazione del Figlio di Dio. Ma testimoni di questa verità sono anche i santi, gli uomini che hanno vissuto costantemente con gli occhi rivolti a Dio, lasciandosi trasformare gradualmente dallo Spirito Santo, in quell'immagine di Dio che avevano sempre davanti agli occhi: Cristo. L'icona è una “scuola di preghiera” che ci conduce a fare una esperienza forte di Dio. Non si tratta quindi di insegnarvi un metodo di preghiera ma un modo di stare davanti a Dio, per giungere ad un incontro vivo con Dio. L'icona è un'esperienza di totalità che investe tutta la persona. Il protagonista della preghiera con l'icona non siamo noi, ma è Dio, è Lui che ci viene incontro, è Lui che si muove per primo, che inizia il dialogo e si autocomunica. Si tratta di una preghiera liturgica che è legata non solo al nostro rapporto individuale con il Signore, ma ci unisce alla voce della Chiesa universale che prega e loda il Signore in ogni tempo e in ogni luogo e a tutte le anime che attraverso le icone hanno dato gloria a Dio. L'icona ci aiuta a fare in modo che tutta la giornata sia come una preghiera continua, una continua lode al Signore! Questa esperienza avviene in un clima di ascolto della parola. È fondamentale il contatto con la Parola viva ed efficace di Dio contenuta nella Sacra Scrittura anche per comprendere la sua Parola dipinta che è l'icona. Imparate, ad ascoltare la Parola di Dio anche contemplando l'icona. L'icona non si guarda soltanto ma si ascolta.  Aprite la vostra anima ad accogliere il Signore che si fa presente attraverso di essa, lasciate che l'icona vi parli, più diventerete sensibili spiritualmente, più sarete in grado di ascoltare la voce di Dio che vi parla attraverso l'icona e a percepire la sua Presenza personale! E' un esercizio importante, imparate a stare in silenzio davanti all'icona! Sarà l'icona ad attirarvi misteriosamente dentro di se e ad immergervi nell'oceano della vita divina.

© Tutti i diritti riservatiE’ vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma se non autorizzata espressamente dall’autore.


Commenti

Devi effettuare il login per poter commentare