Arte liturgica e arte religiosa: l’iconografia è ciò che Dio dice di sé all’uomo, l’arte religiosa è ciò che l’uomo dice di Dio all’uomo

Arte liturgica e arte religiosa: l’iconografia è ciò che Dio dice di sé all’uomo, l’arte religiosa è ciò che l’uomo dice di Dio all’uomo

 

Parole come “sacro” e “religioso” spesso sono utilizzate come sinonimi. Lo stesso dicasi di termini quali: “arte sacra” e “arte religiosa”. In realtà non tutta l’arte religiosa è “sacra” e non tutte le forme d’arte che oggi definiamo “sacra” possono rientrare nella categoria di “arte liturgica”. Non basta che un’opera raffiguri un soggetto cristiano o sia collocata all’interno di una chiesa perché si possa definire sacra. Esistono delle differenze sostanziali. Anticamente, la chiesa era vista come un luogo vitale e ricco di simbolismo. Tutto nella sua architettura era pensato perché parlasse ai fedeli della fede della Chiesa. Anche l’arte che rivestiva le pareti era realizzata in modo da seguire un percorso teologico ed era, non una semplice decorazione ma un elemento costitutivo della liturgia. L’arte era pensata in funzione della liturgia ed era parte integrante dello spazio cultuale. L’arte cristiana non era fine a se stessa, ma testimoniava il mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio e perciò non poteva che essere realista. Un’arte quindi liturgica, perché continuava il dinamismo sacramentale celebrato. La storia ci ha consegnato una molteplicità di forme artistiche cristiane già a partire dai primi secoli. Ma solo l’iconografia nelle sue varie forme (mosaico, affresco, icone su tavola) è integrata nell’azione celebrativa, ossia è la forma espressiva visiva dell’unica liturgia. Essa costituisce l’apice dell’arte sacra, perché non ha solo un ruolo di supporto o accessorio, ma partecipa attivamente alla celebrazione. Essa annuncia il Mistero e lo rende presente, come insegnano i Padri della Chiesa. Questo è il motivo per cui nelle Chiese di rito orientale la sola arte pittorica ammessa all’interno della chiesa è l’iconografia, perché è l’unica che parla il linguaggio della liturgia e che partecipa all’azione sacramentale. In ambito cattolico i linguaggi e le espressioni della liturgia spesso non comunicano tra loro e procedono in maniera indipendente gli uni dagli altri. Anche l’arte, quindi perde il suo carattere liturgico per ridursi solo a quello decorativo o devozionale. Ma un’arte che non è in armonia con la liturgia non si può più definire “sacra” ma solo “religiosa”. L’iconografia ha un carattere teocentrico, l’arte religiosa è antropocentrica, nasce come istanza umana. La prima è rivelativa ed epifanica, dice ciò che insegna la Sacra Scrittura e l’interpretazione della Tradizione della Chiesa, l’altra si muove su un piano individuale, a partire dall’interpretazione soggettiva dell’artista, è il suo punto di vista soggettivo. L’arte rinascimentale, quella che segue l’umanesimo e prosegue l’idea prospettica di Giotto, compresa la cappella Sistina di Michelangelo, proprio per il suo carattere antropocentrico, andrebbe perciò considerata: “arte a soggetto religioso”. Indipendentemente dalla bellezza estetica e artistica, e benché le composizioni rappresentino eventi biblici, la sua funzione infatti non è liturgica. Dopo Giotto e l’introduzione della prospettiva lineare, l’arte nella Chiesa latina, perso il suo senso teologico e la sua connessione alla liturgia, diviene narrativa, illustrativa, decorativa e nell’epoca barocca, quando emerge l’aspetto privatista della fede, diventa arte devozionale. La fede del singolo cristiano prevale su quella della Comunità ecclesiale, e anche l’arte finisce per esprimere solo il rapporto personale con Dio. A tal proposito J. Ratzinger scrive: 

«Nell’arte sacra non c’è spazio per l’arbitrarietà pura. Dalla soggettività isolata non può venire alcuna arte sacra. Solo così l’arte rende visibile la fede comune e torna a parlare ai cuori credenti» (Introduzione allo spirito della liturgia). 

In sintesi, diciamo: l’iconografia è ciò che Dio dice di sé all’uomo, l’arte religiosa è ciò che l’uomo dice di Dio all’uomo.

Michele A. Ziccheddu “Icona. Introduzione alla teologia e all’arte dell’icona.”YCP, Lecce 2018.

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