La trappola del "bravo bambino".

...quando questo ruolo diventa una gabbia faticosa

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Ci siamo detti tante volte quanto possa essere faticosa la dinamica del “bambino vivace”:
quel bambino che viene sgridato di continuo, che finisce per sentirsi etichettato come monello, e che – invece di migliorare – peggiora.
Lo sappiamo: le etichette inchiodano, non educano. Lo abbiamo detto e ridetto.

Ma oggi voglio parlarti dell’altra faccia della medaglia, spesso più silenziosa:
✨ la prigione dorata del “bravo bambino”.


Sì, lo so: detta così sembra fichissimo.
E in parte lo è. Il bravo bambino riceve complimenti, approvazione, rinforzi positivi.
E cresce competente, affidabileeducato.
Ma c’è un però.

Quando la dinamica del “bravo” si spinge troppo in là, diventa una trappola vera e propria.
Una trappola fatta di:

  • ansia da prestazione,

  • paura di sbagliare,

  • terrore di deludere.


⚠️ Ecco i segnali che ci devono far drizzare le antenne:

• nostro figlio comincia a preoccuparsi troppo della sua performance;
• ha paura di sbagliare anche le cose più semplici;
• teme di deludere gli altri;
• e magari inizia persino a dire piccole bugie
πŸ‘‰ proprio per non perdere il ruolo di “quello bravo”


E in fondo… quanti di noi genitori sono stati, da piccoli, quei bambini lì?
O meglio, spesso quelle brave bambine lì.
Sempre composte, educate, ineccepibili.
Talmente brave da non potersi mai permettere un errore.
Talmente brave da finire, senza accorgersene, in una gabbia.

🎈 Forse, ogni tanto, essere “un po’ monelle” è più sano che vivere schiacciati dalla perfezione.


Il problema è che se un bambino ha troppa paura di sbagliare, alla fine ha paura di imparare.
Perché imparare – per definizione – significa sbagliare, cadere, riprovare.
Se il nostro "bravo bambino" ha paura di deluderci, smetterà di cercare la sua strada.
E comincerà a vivere per accontentare le aspettative altrui, perdendo di vista la propria.


Proprio stamattina ho parlato con un genitore meraviglioso, madre di una ragazza brillante.
E abbiamo ragionato insieme su questo:
πŸ‘‰ Far crescere i nostri ragazzi significa concedere loro il diritto di deluderci,
perché ognuno di noi ha la propria “ricetta di vita”, e a volte quella ricetta è diversa da quella che avevamo in mente per loro.


πŸ”€ Davanti a questo bivio, abbiamo due strade:

  1. Influenzarli così tanto da farli vivere la vita che noi vorremmo per loro
    (a scapito della loro strada, della loro anima, della loro missione nel mondo)

  2. Permettere loro di scegliere, anche diversamente dalle nostre aspettative.

🧭 Questo vale per le scelte importanti della vita: studio, lavoro, stile, valori.
(Non parlo certo di scelte autodistruttive: lì, il nostro ruolo di guida resta forte e presente).
Ma nel campo delle scelte sane, dobbiamo lasciare ai nostri figli lo spazio di costruire se stessi.


🎯 Cosa possiamo fare, concretamente?

1. Cambiare il nostro modo di fare i complimenti

Dire “sei bravo” rischia di diventare un’etichetta e implica: “Se non fai così, allora sei un bimbo non bravo”.

🎯 Meglio sottolineare il processo, l’impegno, la competenza.

πŸ”Έ Invece di:
πŸ‘‰ “Che bravo che hai fatto la costruzione con i Lego!”
πŸ’¬ Prova con:
➑️ “Wow, ci hai messo un sacco di impegno in quella costruzione!”

πŸ”Έ Invece di:
πŸ‘‰ “Bravo che ti sei comportato bene oggi pomeriggio!”
πŸ’¬ Prova con:
➑️ “Mi è piaciuto il tuo modo gentile di parlare con gli amici”
oppure
➑️ “Hai trovato giochi che andassero bene per tutti: che bel modo di coinvolgere!”

In questo modo, tuo figlio non si sentirà “bravo solo se…”,
ma capirà quali risorse ha e potrà usarle con consapevolezza, senza ansia da prestazione.


2. Cambiare il nostro atteggiamento verso gli errori

Se ogni volta che sbaglia, noi reagiamo con:

  • sgridate,

  • delusione,

  • punizioni,

  • arrabbiature…

❌ non lo stiamo aiutando a imparare, anzi.

E occhio anche a come parliamo degli altri bambini:
Se il tono è accusatorio e sprezzante ogni volta che si comportano “male”,
il messaggio che passa è:
πŸ‘‰ “Sbagliare = essere sbagliati”

πŸ”‘ I bambini che non si comportano bene… sono bambini che non hanno ancora imparato.
E per imparare serve un adulto in grado di insegnare.
(Attenzione: non di parlare, spiegare o pretendere. Insegnare è tutta un’altra cosa)
πŸ‘‰ Vedi il Metodo 3x3, super rispondente a questa esigenza.


3. Gestire le nostre emozioni

La felicità, la frustrazione, la delusione… sono nostre.
❌ Non possiamo farle ricadere sulle spalle dei bambini.

Se diciamo:

“Mi hai reso felice perché ti sei comportato bene”,
oppure
“Mi hai deluso perché ti sei comportato male”,

stiamo dicendo che il nostro stato emotivo dipende da loro.
E questo è un peso che un bambino non dovrebbe mai portare.

πŸ’¬ Certo che possiamo essere tristi, delusi o stanchi.
Ma da adultici gestiamo.
Non diamo a loro la colpa dei nostri stati d’animo.

Perché se lo facciamo, gli insegniamo che sono responsabili della felicità altrui.
E questo è un fardello enorme.
Un bambino che cresce così, rischia di vivere in punta di piedi, per non far soffrire gli altri.


Vabbè, tanto per cambiare Essere genitori ci richiede:

πŸ“š Informazioni
🧠 Consapevolezza
πŸ’ͺ Autocontrollo

Insomma, ci chiede di investire su di noi per essere adulti davvero in gamba.
Probabilmente il mio lavoro mi rende un filo di parte...,ma io lo trovo un viaggio affascinante πŸ’«


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