Le esplosioni di rabbia nei bambini possono spaventare e mettere alla prova anche i genitori più pazienti. Ecco strategie pratiche e riflessioni per affrontarle senza perdere il legame educativo.
“Non arrabbiarti”, “Vedrai che ti passa”.“Smettila e calmati”. Sono frasi che ancora oggi diciamo spesso ai bambini quando li vediamo agitati o sopraffatti da una forte emozione. La rabbia, in particolare, porta subito con sé l’idea di qualcosa di negativo, di sbagliato, di pericoloso.
Eppure, la rabbia – come tutte le emozioni – non è né positiva né negativa: esiste per insegnarci qualcosa, per renderci consapevoli di ciò che accade dentro e fuori di noi.
Rabbia e sviluppo del cervello
Quando nasciamo, il nostro cervello ha attivo soprattutto il “primo piano”, quello più primitivo, che serve a rispondere ai bisogni immediati e a sopravvivere. Nei primi anni di vita si sviluppa poi il “secondo piano”, dedicato alle emozioni e alle reazioni. Il “terzo piano”, quello della coscienza, della morale, dell’empatia e della capacità di distinguere il giusto dallo sbagliato, comincia a formarsi intorno ai 7 anni e si completa solo verso i 25.
Questo significa che, anche durante l’adolescenza, piano emotivo e piano razionale non procedono alla stessa velocità. Non è raro, quindi, imbattersi in silenzi, porte sbattute, risposte brusche. E per noi genitori questo può essere fonte di frustrazione.
Perché la rabbia spaventa gli adulti
Da adulti la rabbia ci mette a disagio: ci stanca, ci fa sentire impotenti, e quando siamo già provati dalla giornata può rappresentare “l’ultima goccia” che ci fa reagire in modo impulsivo. In quei momenti non agiamo con consapevolezza educativa, ma lasciamo parlare la nostra parte emotiva. Poi arrivano i sensi di colpa per come abbiamo gestito la situazione.
Ma è importante ricordare che non siamo perfetti, ma umani. E come modelli educativi possiamo imparare a fermarci, respirare e ricordarci che i bambini osservano e apprendono soprattutto dal nostro esempio.
Rabbia, limiti e ascolto
Questo non significa che non ci debbano essere regole o conseguenze: i limiti sono fondamentali perché danno sicurezza e aiutano a crescere. Ma c’è una grande differenza tra il bambino che si ferma perché ha paura di una punizione e quello che impara, grazie al nostro supporto, a riconoscere e a gestire la propria emozione.
La rabbia è sempre la spia di un bisogno non espresso. Mettendoci alla loro altezza, ascoltando e accogliendo ciò che provano, aiutiamo i bambini a costruire competenza emotiva e consapevolezza.
Cosa fare quando esplode la rabbia: strategie per i genitori
Quando la rabbia dei bambini diventa intensa, possiamo sentirci disarmati. Ma ci sono passi concreti che aiutano a trasformare quei momenti in occasioni di crescita:
Riconoscere e validare l’emozione
Dire “Vedo che sei arrabbiato” o “Capisco che sei frustrato” aiuta i bambini a sentirsi compresi. Ricordiamoci: l’emozione non è sbagliata, può esserlo il comportamento.
Mantenere la calma come modello
Se l’adulto alza la voce o perde il controllo, il bambino impara che quella è la modalità. Restare calmi, respirare e abbassare il tono diventa un esempio prezioso.Proporre strategie per portare la rabbia ad un livello accettabile
respirare insieme lentamente,
contare fino a dieci,
spostarsi in un luogo tranquillo,
proporre attività fisiche che scarichino l’energia (saltare, correre, muoversi).
Offrire alternative
Dare piccole scelte (“Vuoi fare un disegno o preferisci respirare insieme a me?”) restituisce un senso di controllo e riduce il conflitto.Stabilire limiti chiari e coerenti
Le regole ci devono essere, ma vanno spiegate e applicate con fermezza senza punire l’emozione. La coerenza rassicura.Parlarne dopo, a calma ritrovata
Non durante l’esplosione, ma in un momento sereno. Chiedere: “Cosa è successo? Cosa ti ha fatto arrabbiare? Cosa possiamo fare la prossima volta?”.BUn genitore stanco o esasperato fatica a regolare il figlio. Fermarsi, respirare o chiedere sostegno non è un segno di debolezza, ma di consapevolezza.
Se queste parole risuonano in voi, non temete: a volte basta un confronto, un punto di vista diverso o un piccolo supporto per trasformare la rabbia da nemica temuta a risorsa educativa.
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