Sono passati parecchi anni, eppure il ricordo è ancora vivo in me: sto parlando del primo giorno della scuola dell'infanzia per mia figlia.
La più agitata ero io… e questo dovrebbe ricordarti qualcosa.
Il nodo in gola era già ben presente da qualche giorno, soprattutto dopo essere stata all'assemblea di inizio anno (obbligatoria per i genitori dei nuovi iscritti) dove mi spiegarono nei minimi particolari una serie di informazioni preziose che cercai di memorizzare: cosa significa per un bambino staccarsi dai genitori, cambiare abitudini alimentari, essere coccolato da una donna che non è la mamma…
Cosa successo? Alla mattina dell'inserimento, precisamente mentre spingevo la porta per far entrare la mia bambina, ovviamente avevo già dimenticato tutto. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime, prontamente nascoste, e iniziai a canticchiare la canzoncina preferita di mia figlia che, contrariamente a me, era tranquilla e presissima dall'osservazione di quel viavai di bambini festanti che abbracciavano le maestre.
Mi costrinsi a ricompormi e, con un rapido, orgoglioso pensiero – “Adesso ce la faccio, supererò anche questa… vi faccio vedere io come si fa a inserire col sorriso la propria figlia all’asilo!” – mi decisi ad avanzare.
Come ero bravo a raccontarmi balle!
Credevo davvero che, se io fossi stata all'altezza della situazione, mia figlia si sarebbe inserita senza nemmeno accorgersene.
Ebbene, chiaramente, non è andata così.
Come tutti i bambini abituati a stare con la mamma, mia figlia temeva di perdermi: piangeva quando mi vedeva andare via, mi chiamavano mentre era con la maestra, non mangiava e, quando andavo a prenderla, mi saltava al collo urlando: “Mamma ! Torniamo a casa, basta asilo!”.
Cercavo in tutti i modi di consolarla, ben consapevole che il giorno dopo ce l'avrei riferito come nulla fosse... eppure, dentro, vacillavo un po'. Ogni penso mattina:
"Dipende tutto da me. se snon si lega è solo colpa mia"
La maestra si limitava sempre a osservarmi e la bimba con un sorriso. Sembrava stare in attesa.
La seconda settimana fu tale e quale: cominciò a farsi strada in me la certezza di non essere abbastanza brava come mamma finché una mattina mi fermai in un angolo delle scale della scuola e piansi.
“Non sono una super mamma né una super donna.”
Al momento di andare a prendere la bimba (qualcuno doveva avermi vista singhiozzare), la sua maestra mi chiese come stessi; apriti cielo! Fui un fiume in piena di sensi di inadeguatezza. Fu solo allora che la maestra iniziò a parlarmi, e lo fece col cuore e con professionalità.
"Staccarsi dal proprio figlio non è mai semplice per un genitore..."
....non è una colpa esserne spaventati – disse – e può contare sulla solidarietà di noi maestre e delle altre mamme… anche loro stanno attraversando un periodaccio, mi creda.”
Da quel momento, il percorso di crescita come mamma prese una direzione precisa: man mano che mia figlia cresceva, anch'io imparavo ad affrontare le sfide e le difficoltà chiedendo aiuto, comprensione e anche consolazione, se necessario.
Situazioni del genere, da fuori, possono apparire semplici e scontate proprio perché “siamo andati tutti all'asilo” e pensiamo che siano momenti che si superano in scioltezza. Gravissimo errore. C'è invece ansia continua e timore (tantissimo timore!) di essere giudicati inadeguati dalle maestre, dagli altri genitori o chiunque altro.
Ho imparato a mie spese che:
non tutto dipende da noi genitori;
gli educatori ti possono aiutare, ma devi chiedere ed essere disposto ad ascoltare;
l'eroismo non è “resistenza a oltranza”, ma ripartire domani imparando da ciò che hai imparato ieri.
Auguro anche a te la stessa esperienza di crescita, dove la ricerca del “giusto mezzo” mitiga la fatica e amplifica la gioia!