Dai...fai i compiti!!

Perché continuare a dirlo non serve a nulla

La scuola è finita e per i ragazzi inizia il periodo più spensierato dell’anno: giornate lunghe, feste ed eventi per potersi finalmente divertire senza pensieri e preoccupazioni.


Con la fine dell’anno scolastico  viene meno quella routine fatta di chiari riferimenti come il calendario scolastico, le attività pomeridiane, gli appuntamenti con gli amici durante il week end: una programmazione chiara e costante  che senza che ci si rendesse conto conduceva e rassicurava gli impegni degli studenti.


Nei mesi estivi se gli studenti percepiscono una totale libertà dagli impegni ( per altri c'è la necessità di programmare un recupero delle materie ) per i genitori inizia la preoccupazione dei compiti delle vacanze e il desiderio di vedere il proprio figlio/a investire in questi mesi, per continuare a crescere ed impegnarsi in qualcosa che sia utile. “Il tempo non va sprecato!!”. Non manca inoltre la preoccupazione che il riposo faccia perdere la costanza nello studio e l’intraprendenza.

Pertanto se alla sera lo studente esce a divertirsi, durante il giorno il conflitto in casa è sempre imminente: “ Fai i compiti!!”, “aiuta in casa!!”, “non sprecare il tempo!!” e la risposta inesorabile è ….DOPO….

Sfiniti da questa risposta, i genitori chiedono aiuto per ritrovare serenità in famiglia e la loro richiesta è come impostare un periodo estivo efficace ed efficiente.


Innanzitutto  non si può rinunciare al dialogo genitore/figlio, un ponte che permette ad entrambi di interagire in modo costruttivo e comprensibile e per questo non può mancare fiducia, ascolto e comprensione.

Individuare un momento chiaro e disponibile a comprendersi a vicenda è fondamentale, ci viene in aiuto la pizza per festeggiare l'inizio dell’estate, sedersi in giardino, sistemare insieme la scrivania trasmettendo al figlio da un lato la fiducia che lui sa gestirsi dall’altro la disponibilità ad affiancarlo affinché si creino nuovi riferimenti di routine. A mio giudizio è importante che i  genitori ( che devono continuare a lavorare durante l'estate fino alle ferie ) manifestino il piacere che  il figlio/a mantenga una programmazione costruttiva per se stesso e l’aiuto in famiglia e che i figli possano vivere in un ritmo costante, sereno e costruttivo le proprie esperienze estive.


Il genitore non deve dare ordini ma deve affiancare il proprio figlio/a per costruire il planning estivo per dargli dei riferimenti chiari e precisi  che sono venuti a mancare con la fine della scuola. Aiutarlo ad individuare i momenti migliori non solo  per affrontare i compiti,  ma anche per dare spazio di libertà per vivere le avventure estive, definire bene gli orari di rientro, i giorni di uscita, le vacanze di famiglia, il tempo della playstation e dello smartphone. 


Il planning dell’estate come quello dell’autunno deve tranquillizzare lo studente e deve nascere dalla motivazione ed interessi personali in modo tale sia percepito come uno strumento essenziale per stare bene e utile alla quotidianità.

Non va scritto o appeso, firmato come fosse un aspetto burocratico da compilare  e lasciato nel cassetto ( o appeso nel frigorifero ) . Il planning è un accordo che si basa sulla fiducia, deve nascere e mantenersi nelle teste di chi lo concorda, è un atto di fiducia che richieste responsabilità e autonomia, non deve essere ulteriore ansia di controllo da parte dei genitori, ma deve essere un accordo che ogni tanto richiede un momento di verifica, qualche correzione, qualche aiuto in più.

I mesi estivi con i suoi tempi dilatati, l’abbassamento delle attività può offrire agli studenti un buon momento per mettere in pratica l’autonomia della gestione dei propri impegni, non ci sono insegnanti che il giorno dopo interrogano, non c’è l’allenamento perchè domenica c’è la partita. Lo studente è autonomo nel raggiungere gli obiettivi  nei tempi che si definiscono con un'autonomia più libera che con la quale  può dimostrare di essere in grado di rispettare senza dimenticare il riferimento ai genitori perché l’autonomia non è saper fare da soli ma sapersi coordinare.


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