Mindfulness? Di cosa si tratta?

Il viaggio di Laura

La storia ci insegna che la relazione tra cane e uomo ha origini antichissime, risalenti, secondo le ultime ricerche, addirittura a 40.000 anni fa. 

Tutti sappiamo la storia del cane cacciatore, guardiano e poi miglior amico dell’uomo…

Il cane è sempre stato utile all’uomo, e viceversa l’uomo si è occupato della cura del cane. 

Negli ultimi anni la cinofilia ha approfondito questa relazione e ci si è accorti di quanto le nostre vite siano intimamente legate. È ormai noto che i nostri cani sentano le nostre emozioni e agiscano di conseguenza: una dinamica di causa-effetto che la maggior parte delle volte ignoriamo o ci fa comodo ignorare. 

Il cane aspetta le nostre direttive tutto il giorno: ora dei pasti, della passeggiata, del gioco ecc. e noi siamo pronti a barattare la sua compagnia con la soddisfazione dei suoi bisogni. 

Ad un certo punto succede che il cane diventa fonte di grande sostegno emotivo. Alcuni cani esternano il sovraccarico emotivo con dermatiti, gastriti e disturbi intestinali, ipereccitazione, ansie, paure, abbaio eccessivo, o al contrario apatia, ecc. Si ricorre al consiglio del veterinario e dell’educatore per “aiutare” il cane, si lavora “sul cane”, e tutto finisce qui. 

Anche io avevo una cagnolina che consideravo “mia figlia”: una cagnetta che mi ha fatto fare molti passi in avanti, verso un cambiamento, ha condizionato fortemente le scelte nella mia vita e che pensavo di dover aiutare, cioè che ci fosse un unica direzione nella dimensione di aiuto: io aiutavo lei perché lei non creasse problemi a me. Fondamentalmente è quello che tutti cercano in un corso di educazione cinofila: avere un cane che non crea problemi, ben educato, che non ci fa fare brutte figure e che fa quello che gli chiediamo nei tempi e nelle circostanze che noi decidiamo. 

Sapete, gli animali si mettono in connessione con la parte più profonda di noi, quella autentica, che non possiamo mascherare. 

Anni fa ho affrontato un periodo difficile, ero caduta in depressione, stato abbastanza diffuso nelle persone sensibili. Il lavoro con una psicologa prima e con la psichiatra poi mi ha aiutata a conoscermi meglio e trovare le risorse che tutti noi abbiamo per attraversare traumi e momenti bui. Sentivo però che non avevo ancora raggiunto quella stabilità emotiva che si trova intraprendendo un percorso profondo dentro noi stessi. Un giorno sentii di un corso sulla Mindfulness…e fu amore a prima vista! Decisi di iscrivermi al corso di Facilitatore, e praticando tutti i giorni, con costanza, mi scoprii non solo forte ma felice! Mindfulness mi aveva donato la giusta prospettiva sulla vita, per la prima volta non erano le mie maschere a sorridere, ma era la me più autentica che si sentiva di farlo! Naturalmente è un cambiamento che all’esterno non si vede, non è come un nuovo taglio di capelli, ma sicuramente ha riportato armonia nella mia vita e tutto il resto avviene per contagio energetico! Stanno meglio le persone che ti stanno accanto, come gli animali stessi. 

Che cos’è quindi Mindfulness, questa potente fonte di guarigione? 

Mindfulness vuol dire prestare attenzione, senza giudizio, al momento presente, in maniera consapevole.


Mindfulness trae origine dalle più antiche pratiche meditative buddiste e poi è stata trasformata da un biologo e professore americano John Kabath Zin che ha reso più fruibile questa pratica meditativa nata in Oriente. 

I benefici derivanti dalla pratica di Mindfulness sono molteplici: mantiene l’equilibrio emozionale, migliora la funzione immunitaria, riduce la risposta infiammatoria, migliora la gestione dell’ansia e del panico, diminuisce l’insonnia, sviluppa l’empatia, ecc.

Lo studio di Mindfulness per definizione toglie ogni aspettativa. 

Spesso si sente dire che meditare aiuta a svuotare la mente: i pensieri non vengono respinti però, Mindfulness richiede di osservare ciò che abbiamo nella mente, per fare più chiarezza e accettare che i pensieri sono solo pensieri, di natura transitori e per definizione non sono eventi reali. 

Non pensate a Mindfulness come un metodo per rilassarsi, anche se può essere una conseguenza naturale nel momento in cui porto l’attenzione su qualcosa. 

Mindfulness non è un metodo per evitare esperienze spiacevoli, quelle accadono, sono fuori dal nostro controllo. Mindfulness insegna a rispondere e non a reagire alle situazioni della vita. 

Non è diventare impassibili. 

Non è autoindulgenza. 

Non è una nuova religione. 

Nella mia vita dunque entrò la Mindfulness, una prospettiva tutta nuova sulla propria esistenza e sulla relazione con gli altri e con il mondo intero. Con “altri” ho capito presto che non mi riferivo solo alle persone, ma anche agli animali! In fondo, avevo sempre avuto al mio fianco dei veri Maestri di Vita, portatori di grandi insegnamenti, il primo fra tutti l’essere nel “qui e ora”.

Mi resi conto di come il cane era portatore di quella saggezza di chi percepisce ogni istante. Ogni minima vibrazione dall’ambiente, ogni minima vibrazione che accompagnava la mia voce o i miei gesti veniva captata dal cane e riportata nei suoi comportamenti. Imparare a rispettare l’animale che avevo davanti in una maniera tutta nuova. Iniziai a far caso a molte più cose, a concentrarmi sui dettagli e a migliorare la qualità del tempo che passavo con lui. 

Se Mindfulness poteva aiutare la persona a vivere meglio, come potevo grazie alla Mindfulness migliorare anche la relazione con il mio cane? 

Insieme a diverse esercitazioni che mi hanno aiutato a riflettere su di noi e a conoscerci in maniera più approfondita, non dando nulla per scontato, ho provato ad applicare anche la pratica in chiave di relazione uomo-cane o meglio, cane-uomo, per prendere le distanze da quel l'antropocentrismo in cui facilmente si torna a cadere.

Molte persone, spinte dalla curiosità, hanno iniziato ad applicare questa prospettiva rivoluzionaria nella relazione con il loro cane e quello che mi hanno riferito è stato straordinario. 

Il raggiungimento di un sentire condiviso è quello che si ottiene dalla pratica di Mindfulness con il cane. 

Mindful-Dog è nato in seguito alla collaborazione con Virginia Dallara che mi ha accolto in questo portale delle meraviglie per ciascun proprietario di cane consapevole e sensibile: India Pet Academy! 

Ci siamo chiesti se il video corso poteva essere una modalità adatta al tipo di insegnamento. Ha rappresentato una sfida per noi, ma il risultato è qualcosa di eccezionale! Nelle videolezioni c’è tutta la potenzialità per un cambio di prospettiva: esercitazioni e pratica aggiungono valore e permettono al proprietario di dare una nuova veste alla relazione col proprio cane. 

A volte tra colleghi ci si confronta, si dice che la gente è sempre più nervosa e ansiosa e questo si riflette sui cani, ma sono sicura che l’hai pensato anche tu. Io stessa, quando sono stanca sono più irritabile: lo sentono i miei figli e lo sentono i miei cani. Prima di tutto l’autocontrollo lo dobbiamo esercitare noi, e poi chiederlo al cane. Tuttavia, dobbiamo anche perdonarci per non essere sempre dei maestri zen, perché questa è la vita, con le sue sollecitazioni esterne: il cane ci perdona e così anche noi togliamoci i sensi di colpa se per una volta abbiamo alzato la voce o tirato il guinzaglio! La consapevolezza ci aiuterà a non ricadere negli stessi errori. 

Passiamo a qualche esempio pratico per capire a cosa mi riferisco con autocontrollo: se il cane si agita ogni volta che dobbiamo mettergli il guinzaglio e portarlo in passeggiata, la strategia migliore non è rincorrerlo per casa, alzare la voce e chiedergli di sedersi, ma è invece accomodarsi sul divano o per terra, col guinzaglio a terra, parlare sottovoce e lentamente senza guardare il cane, dare importanza allo stato emotivo del cane e non all’obiettivo di volergli mettere a tutti i costi il guinzaglio: provare per credere! 

Nel febbraio 2020 è venuta a mancare Inky, la mia “prima figlia” come vi raccontavo prima, che mi ha accompagnata per una fetta importante della mia vita ed è anche grazie a lei se oggi sono una professionista cinofila. 

Inky mi ha portato a conoscere vari tipi di apprendimento, e ho imparato che dove io ero a mio agio e sicura di me lei tirava fuori il suo potenziale. 

Con Inky passai l’esame di Addestratore cinofilo e ho il magone a ripensarci: ancora una volta, mi aveva fatto un grande favore. Lei, che non sopportava gli altri cani, era lì, seduta, senza guinzaglio, in mezzo a un campo con una decina di altri cani che le giravano intorno ma aveva occhi e orecchie solo per me. Io di lei mi fidavo perché era il nostro momento, quello della grande rivincita: saremmo riuscite ad ottenere qualcosa, nonostante non fossimo perfette. Insieme non eravamo tipe da giardinetti, né da centri sportivi (l’ansia e il casino delle gare non faceva per noi, così come quello delle esposizioni…va beh poi era una meticcia, neanche volendo). Mi ricordo l’orgoglio di avere lei al mio fianco e la contentezza di avere quel primo pezzo di carta: la patente, come ci diceva il nostro istruttore. Sarebbero passati anni prima di acquisire quella conoscenza ed esperienza per saper aiutare davvero le persone. Eppure, sentivo che le persone avevano in loro tutto il potenziale per essere trasformative loro stesse, per aiutare i loro cani come io avevo fatto con Inky, il cane che “tira e ti fa cattiva pubblicità” , “attacca gli altri cani e ti tiene lontana da ogni occasione”, insomma, sembrava tutto al di fuori di un cane di un addestratore…

Con questa convinzione ho indagato le dinamiche relazionali delle coppie cane-uomo e ho sempre prediletto un approccio etologico. 

Ho aiutato le persone a tornare ad essere consapevoli dei codici comunicativi e delle dinamiche del branco per godere appieno della relazione con gli animali e accettare che ogni cane, ogni uomo e ogni ambiente richiedono un approccio unico. Ci tengo infatti a creare un progetto terapeutico che tenga conto della personalità del cliente e delle sue risorse. Il mio obiettivo innanzitutto è far star bene la persona in compagnia del loro cane, lavorando sulle loro potenzialità e dando un kit di risorse. 

La mia missione è quella di portare armonia nella relazione tra la persona e il cane, a raggiungere la consapevolezza di essere una Guida per il cane e sapere che il cane è il Maestro per una Vita migliore. Solo così infatti è possibile trattare il cane con dignità, portargli rispetto e dargli un ruolo nella nostra complessa società moderna. In conclusione, questa prospettiva permette di tutelare il benessere del cane, garantirgli una vita serena al nostro fianco. Questo comporta la scomparsa di malintesi e il cambiamento di prospettiva rispetto ai problemi comportamentali che tanto affliggono l’uomo. L’uomo cerca aiuto nel professionista e il professionista, per come la vedo io, deve educare l’uomo alla risoluzione del problema. 

Il proprietario, partner, chi è? La guida del proprio cane. 

Potremo dire che lo stile relazionale è “maestro-guida”. Io guido, incanalo le emozioni e io guido anche nel senso che io prendo delle decisioni importanti per il mio cane: la decisione di sterilizzare o castrare il mio cane, la scelta dell’alimentazione…noi non interpelliamo l’animale: le scelte che facciamo provocano un comportamento nell’animale, uno stile di vita che lui non ha scelto. Quindi noi abbiamo tantissime responsabilità, come ad esempio gestire il suo tempo libero…Noi dobbiamo essere guida in un mondo che non è pensato per lui, dobbiamo fare delle scelte in casa e all’esterno, nella relazione con gli altri animali e con le altre persone. Ma non dobbiamo pensare che la relazione sia a senso unico perché il nostro cane è il nostro Maestro. Il cane ci insegna, solo osservando il nostro cane possiamo imparare molto. È un Maestro di Vita. Il cane non è solo fonte di compagnia ma anche di sapere. Nella sua semplicità, noi dobbiamo cogliere questa opportunità. Possiamo vivere bene ugualmente con lui ma se possiamo approfittare di imparare qualcosa da lui è ancora più bella la relazione con lui. 

Sono sicura che tutti, se ci pensate, avete provato un osmosi emozionale con il vostro cane. Possiamo passare le nostre emozioni all’animale, e non solo possiamo farlo ma dobbiamo farlo perché noi abbiamo la responsabilità del mondo emotivo del nostro animale quindi è molto importante lavorare su se stessi per riuscire a permettere l’osmosi emozionale al nostro cane.

Sono una professionista cinofila ma chi mi conosce sa che sono anche una grande amante dei gatti. Sicuramente anche col gatto e con altri animali, il cavallo ad esempio, Mindfulness è una prospettiva da considerare. Il gatto è un animale eccezionale, che è in grado di scaricare l’energia negativa, ad esempio.

Quante volte noi eravamo spaventati o ansiosi e il nostro cane si comportava in modo ansioso e provava paura? Le nostre emozioni hanno un odore specifico: l’animale sente l’emozione e la manifesta attraverso i suoi comportamenti.

Cambio io cambia il mio cane. La mia emozione guida l’emozione del mio cane. Ed è fondamentale in una relazione di aiuto come può essere la pet therapy, attività che pratico da tanti anni e posso confermare l’importanza della gestione di un osmosi emozionale durante un intervento assistito con l’animale. Esercizio altrettanto valido anche nella nostra quotidianità, nella nostra casa, nel nostro tempo libero, è davvero importante avere la consapevolezza che le nostre emozioni passano al nostro cane e che possiamo aiutarlo attraverso le nostre emozioni. Quando parlo di osmosi emozionale parlo anche di quell’onda di energia che si chiama arousal, quella fluttuazione di energia che varia nell’arco della giornata e che noi siamo in grado anche di calmare o aumentare a seconda del momento, dell’attività che stiamo facendo insieme al nostro cane: dobbiamo comunicare con il cane non solo con la voce e con i gesti, ma anche attraverso l’energia che emaniamo. 

Insomma, avevo capito che Mindfulness era un approccio che mi accompagnava in tutti gli ambiti, compreso quello dell’alimentazione del cane (e del gatto). La consapevolezza nel consumare il pasto infatti non è trascurabile quando si inizia a vedere la vita sotto questa nuova prospettiva, anche perché rappresenta veramente un bisogno fondamentale che abbiamo in comune con il cane, un punto di contatto che ci porta a una connessione emotiva profonda. Questa però è un’altra storia…

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