Cannabis in aiuto agli animali, è davvero possibile?

Che cos'è e come funziona la Cannabis, scopriamolo con la D.ssa Fabiola D'Angelo

La cannabis è una pianta molto antica; l’uso terapeutico risale, infatti, al 300 A.C, dove viene citata nel più antico testo cinese, Il Pen T’sao Ching, per il trattamento della gotta, dei reumatismi, della malaria, per la stipsi e già allora per la debolezza mentale. 

Col passare del tempo, questa pianta ha trovato altre indicazioni terapeutiche, come la cicatrizzazione delle ferite, l’eliminazione del pus, la riduzione della febbre e per l’ansia, ritroviamo, infatti, la cannabis anche in testi assiri, egiziani, persiani e greco-romani.

In Italia l’uso medico della canapa risale al 1858, con Nicola Porta, medico del manicomio di Aversa; ma fu il Proff. Raffaele Velieri, primario dell’ospedale gli incurabili di Napoli, che l’adoperò diffusamente e ne raccomandò l’uso medico.

Purtroppo l’avvento del regime fascista ne demonizò l’uso e portò la messa al bando dell’hashish.

Per fortuna negli ultimi decenni assistiamo ad un ritorno d’interesse nel mondo scientifico, nei confronti della cannabis al suo uso in ambito terapeutico.

Nel 1964, gli israeliani scoprirono il delta-9-tetracannabinolo (THC), e nel 1988 venne scoperto la presenza nel corpo umano di un recettore che può essere attivato dal THC: il CB1 e dopo qualche anno, fu scoperto che anche nell’organismo erano presenti

cannabinoidi (endocannabinoidi), che si legavano agli stessi recettori del THC.

Il primo endocannabinoide identificato fu chiamato Anandamide, parola che deriva dal Sancrito e significa “felicità” “beatitudine”. Successivamente fu scoperto il secondo endocannabinoide: il 2-arachidonilglicerolo (2-AG), e il secondo recettore, il CB2.

Ma cos’è il sistema endocannabinoide?

E’ un complesso sistema biochimico che svolge funzioni regolatrici in tutto il corpo: ha la funzione di mantenere l’omeostasi corporea quando l’organismo è sottoposto a fattori di stress (sia interni che esterni).

Il sistema endocannabinoide è presente in tutte le specie animali, tranne che negli insetti.

L’animale più primitivo in cui è stato identificato è lo schiavo marino, animale evolutosi 600 milioni di anni fa. Vista la lunga storia evolutiva, gli scienziati ne avevano dedotto che tale sistema debba servire a funzioni basilari della fisiologia animale.

Il sistema endocannabinoide è costituito da:

- Recettori cannabinoidi (CB1 e CB2)

- Endocannabinoidi

- Enzimi deputati alla biosintesi e catabolismo degli endocannabinoidi

Anandamide e 2-arachidonilglicerolo (al momento i più studiati), una volta prodotti si legano ai recettori (CB1 e CB2).

I recettori sono distribuiti nel sistema nervoso e in altre parti del corpo (da qui il vasto uso terapeutico della cannabis). In particolare CB1 è espresso maggiormente nel sistema nervoso centrale e periferico, ma anche cuore, polmone, testicolo, ovaio, midollo osseo,

timo, utero, cellule immunitarie.

Il CB2, invece,è maggiormente espresso sulle cellule del sistema immunitario (compresi, macrofagi, mastociti e milza) e nel midollo spinale.

Una volta che gli endocannabinoidi hanno assolto il loro lavoro vengono degradati dagli enzimi.

E quindi quali sono le funzioni del sistema endocannabinoide?

Il fine ultimo è l’omeostasi corporea, ma per fare ciò deve interagire con le differenti funzione dell’organismo, sia a livello fisico che psichico. Per cui interviene nel corretto funzionamento del sistema digestivo, nervoso, riproduttivo, cardiovascolare, epatico; sulla regolazione dei cicli sonno-veglia, sulle sensazioni di fatica, appetito, sulla regolazione dell’umore, nei meccanismi di apprendimento e memoria. È parzialmente responsabile anche della formazione dei muscoli e della crescita ossea; una recente ricerca ha dimostrato che il sistema endocannabinoide interviene nella salute della pelle, per proteggerla da agenti esterni ed interni, nonché ormonali.

Ed è proprio in questo scenario che si inseriscono i principali componenti della cannabis, che così come gli endocannabinoidi, sono in grado di attivare i recettori (CB1 e CB2), ed è questa interazione che rende la cannabis una preziosa risorsa terapeutica.

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