L’intelligenza emotiva è la capacità di riconoscere, gestire e incanalare nel modo corretto le proprie emozioni.
Gli esseri umani nascono già dotati di emozioni ma la capacità di riconoscerle e dar loro una denominazione avviene col tempo, ciò che sentiamo nel corpo e nella mente non è automaticamente riconoscibile e gestibile, c’è bisogno di un “allenamento” mirato e costante.
Un po’ di storia
Il concetto di “intelligenza emotiva” compare per la prima volta nel 1990 in un articolo dei professori Peter Salovey e John D. Mayer sulla rivista Imagination, Cognition and Personality, i quali ne illustrano l’azione sul comportamento e sulla mente, intendendola come: «La capacità di controllare i sentimenti ed emozioni proprie e altrui, distinguere tra di esse e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni».
Tuttavia il massimo divulgatore del concetto di Intelligenza emotiva è stato Daniel Goleman, il quale lo rese popolare nel 1994, dopo la pubblicazione del libro intitolato Intelligenza Emotiva, che cos’è e perché può renderci felici.
Al suo lavoro di divulgazione spetta il merito di aver introdotto l’intelligenza emotiva non soltanto in campo educativo ma anche sociale, riconoscendolo come un aspetto fondamentale per il successo nel campo del business e della leadership.
Daniel Goleman ha suggerito che l'Intelligenza Emotiva è composta da 5 competenze emotive: consapevolezza, autocontrollo, motivazione, empatia e abilità sociali.
Consapevolezza emotiva
Secondo Daniel Goleman la consapevolezza è la principale competenza dell’intelligenza emotiva. Essere consapevoli significa essere capaci di identificare le proprie reazioni emotive, riconoscere ciò che le scatena e l’effetto che esse hanno sui propri comportamenti.
Autocontrollo e autoregolazione emotiva
Oltre ad essere consapevole delle proprie emozioni e dell’impatto che queste possono avere su noi stessi e sugli altri, fondamentale è riuscire a regolare e gestire le emozioni.
Chi possiede buone capacità di autocontrollo tende ad essere flessibile, ad adattarsi bene ai cambiamenti, a gestire conflitti e attenuare tensioni.
Le persone in grado di autocontrollarsi in modo efficace raramente attaccano gli altri verbalmente o prendono decisioni precipitose o dettate esclusivamente dall’emozione del momento.
In generale saper gestire le proprie emozioni permette di avere un approccio più positivo nei confronti della vita.
Motivare se stessi e gli altri
Le persone emotivamente intelligenti hanno una straordinaria capacità di motivare se stesse per raggiungere i propri obiettivi, inseguono le loro passioni e sono in grado di influenzare positivamente chi gli sta intorno.
Empatia
È la capacità di comprendere appieno e addirittura percepire e sentire lo stato d'animo delle altre persone.
Abilità sociale
Consiste nella capacità di gestire le relazioni con le persone allo scopo di guidarle verso il raggiungimento di un determinato obiettivo.
Secondo Goleman, ciascun individuo è dotato di intelligenza emotiva, il grado di tale intelligenza determina la probabilità - più o meno elevata - di apprendere e sfruttare, in un secondo momento, le competenze emotive ad essa collegate.
Ma in sostanza l’intelligenza emotiva si può “coltivare”? Gli adulti hanno un ruolo nella crescita di bambini e bambine dotati di competenze emotive?
Indubbiamente la risposta è si.
I bambini imparano a riconoscere, comunicare e a regolare le emozioni osservando il modello offerto dai genitori e in generale dalle figure educative di riferimento. Per questo è fondamentale che gli adulti per primi imparino a comprendere i propri stati emotivi e a manifestarli nel modo più adeguato.
Lo psicologo statunitense John Gottman, riprendendo alcuni temi cari a Goleman, li ha traslati in ambito famigliare e nella gestione dei figli, individuando in particolare nel genitore il ruolo di allenatore emotivo. Gottman sostiene che:
“Prendere sul serio le emozioni dei bambini richiede empatia, capacità di ascolto e desiderio di vedere le cose dalla loro prospettiva”
L’allenamento emotivo si sviluppa in 5 fasi:
1 - prendere consapevolezza delle emozioni della bambina o del bambino;
2 - fare dell’emozione vissuta un’opportunità per rafforzare la relazione con la bambina o il bambino;
3 - aiutare la bambina o il bambino a darle un nome;
4 - dimostrare empatia e comprensione;
5 - porre dei limiti e proporre delle soluzioni per stare meglio.
In una situazione ideale bisognerebbe sempre fermarsi e creare un momento di dialogo con il bambino o la bambina nel momento in cui l’emozione prende forma. In realtà non sempre è possibile, è importante però riuscire a creare una routine di dialogo individuando un momento di tranquillità in cui generalmente si riesce a fermarsi e a concentrarsi completamente su ciò che il/la bambino/a vive durante la giornata e insieme seguire le 5 fasi dell’allenamento emotivo di cui abbiamo parlato prima.
Quel che è certo è che il lavoro su se stessi di genitori, educatori, operatori, tutti e tutte coloro che in generale hanno un ruolo educativo deve essere costante per beneficiare della propria intelligenza emotiva e svolgere con successo il ruolo di allenatore emotivo nei confronti dei più piccoli.