Rallentare il declino neurocognitivo e motorio nel morbo di Parkinson

di Dott.ssa Chiara Sarri

Il morbo di Parkinson è la forma più frequente (65-70%) di un gruppo di patologie chiamate “disordini del movimento” o “parkinsonismi” ed è comunemente definita idiopatica, dal momento che le cause scatenanti non sono ancora pienamente accertate.

È definita come una malattia neurodegenerativa cronica e progressiva del sistema nervoso centrale. Ciò che avviene è difatti una perdita di neuroni provocata da un accumulo di aggregati proteici anomali di a-sinucleina. Questo processo colpisce nello specifico i neuroni che utilizzano la dopamina come neurotrasmettitore e che sono presenti nella substantia nigra all’interno dei gangli della base.

I gangli della base sono strutture cerebrali deputate principalmente al controllo dei movimenti, in particolare i processi automatici di programmazione e conduzione dei movimenti. Per cui la perdita neuronale a questo livello ha come conseguenza diretta una riduzione della trasmissione dei segnali motori, che si manifesta nella persona affetta come incapacità o difficoltà ad iniziare un movimento (ipocinesia).

Al di là della regolazione del movimento, le funzioni dei nuclei della base interessano anche le funzioni cognitive, come l’attenzione, le capacità visuo-spaziali, di pianificare e passare da una strategia all’altra. Per questo motivo, il progredire della patologia, porta a sviluppare deficit cognitivi e quadri di demenza che arrivano ad assumere un ruolo rilevante sulla disabilità e sulla qualità della vita.

L’insieme dei vari sintomi motori e non motori, ma soprattutto il loro carattere progressivo, condiziona fortemente l’autonomia dei pazienti, in primis nelle attività di vita quotidiana e il prendersi cura di sé e, cosa da non sottovalutare, condiziona anche l’ambiente domestico richiedendo costante impegno e supporto da parte del caregiver (spesso moglie, marito o figli).

È proprio in questo frangente che si inserisce l’esercizio fisico.

L’obiettivo principale di un programma di esercizio fisico è infatti quello di aumentare o almeno preservare le capacità e le funzioni psico-fisiche residue, contenendo i sintomi e mantenendo l’autonomia, migliorando così la qualità di vita della persona. Si cerca così di interrompere quel circolo vizioso dato da inattività, peggioramento delle funzioni, riduzione dell’autonomia e isolamento sociale che si auto-alimenta e che determina l’avanzamento, anche veloce in certi casi, della patologia.

Se strutturato con criterio sono molti i benefici derivanti dalla costante pratica di esercizio:

  • La camminata migliora la deambulazione e aumenta l’efficienza cardiorespiratoria;
  • Gli esercizi di rinforzo muscolare correggono la postura e contrastano la perdita di massa muscolare;
  • Gli esercizi di equilibrio, mobilità e flessibilità (come anche la pratica di Yoga e Tai Chi) aumentano la libertà di movimento, la consapevolezza del gesto motorio e il senso di sicurezza riducendo il rischio di caduta;
  • Gli esercizi di coordinazione oculo-manuale aiutano a mantenere il controllo nei movimenti fini;
  • L’idrochinesiterapia riduce la rigidità e migliora alcuni parametri del ciclo del passo;
  • La musicoterapia stimola la propriocezione e la coordinazione, aumenta il tono dell’umore.

Tuttavia, fermarsi a quanto appena descritto non è abbastanza. 

Come detto il soggetto parkinsoniano presenta delle compromissioni alle strutture cerebrali che svolgono funzioni cognitive e di controllo motorio. Motivo per cui è necessario per questi soggetti adottare delle strategie e degli accorgimenti che permettano loro di sfruttare le aree cerebrali ancora funzionanti per riuscire nell’esecuzione dei movimenti.

Da queste considerazioni nasce il mio corso “Il Morbo di Parkinson tra postura, equilibrio e coordinazione”, dove approfondisco i meccanismi di neuroplasticità e di ripristino delle funzionalità neuronali stimolati dalla pratica di esercizio fisico, con i vari accorgimenti e le strategie da tenere sempre a mente nella pianificazione del programma e all’interno della singola sessione di attività. Tramite alcuni esempi pratici per la fase iniziale ed intermedia della malattia capiremo anche perché gira tutto attorno alla postura e alla consapevolezza corporea. Per approfondimento entra nel mio videocorso dedicato 

  

Dott.ssa Chiara Sarri

  

 

BIBLIOGRAFIA

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Petzinger G.M. et al, “Exercise-enhanced neuroplasticity targeting motor and cognitive circuitry in Parkinson's disease”, The Lancet Neurology, 2013, 12:716-726

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