I tacchi alti e le ripercussioni sulla nostra postura

Scopri le modificazioni assieme a Melania

Nessuna scarpa deve essere demonizzata e sconsigliata, dipende dall’uso che se ne fa; le donne quindi possono tirare un sospiro di sollievo, non è necessario eliminare i tacchi dalla scarpiera.

 

E’ vero anche che tacchi troppo alti spostano il baricentro del corpo sulla parte anteriore della pianta e aumentano la curvatura lombare mettendo in atto una serie di compensazioni posturali che si ripercuotono negativamente su molte strutture del corpo. Si possono utilizzare, ma raramente e con molta attenzione, mentre un tacco modesto di qualche centimetro può essere utilizzato tutti i giorni.

Se proprio non si riesce a lasciare la scarpa con il tacco nell’armadio il trucco sta nell’alternare diversi modelli e altezze. Un tacco di 3 cm può essere utilizzato tutti i giorni, un 5 cm permette di camminare senza stancarsi, una zeppa distribuisce il peso su tutta la pianta del piede.

Per camminare in equilibrio il peso andrebbe distribuito il 50% sul tallone e il 50% sull’avampiede, più il tacco è alto e più il peso si sposta in avanti.

 

Vediamo ora le principali modificazioni a livello posturale

 

Sbilanciando il corpo in avanti per non cadere si mettono in atto due tipi di compensazioni, il piegamento delle ginocchia, riportando quindi più indietro in equilibrio il centro di gravità riducendo così la curva lombare e accentuando quella dorsale; oppure se le gambe restano tese il bacino sporge di più all’indietro e il petto più esposto in avanti. Questa compensazione a livello del tronco non è fisiologica e può portare a dolori alla schiena, contratture muscolari e nel lungo tempo vere e proprie degenerazioni articolari come discopatie ed ernie. 

Con il tallone sollevato la fase di appoggio del passo aumenta, mentre la cadenza rimane invariata e si tenderebbe a tenere i piedi in posizione leggermente più intraruotata con una leggera perdita di fluidità dell’andatura rendendola meno efficiente. Bisogna tener presente che i cambiamenti posturali dei tacchi alti causano un aumento complessivo della rigidità della catena cinetica quindi un maggior rischio di lesioni. Questi effetti, combinati con l’invecchiamento, implicano una popolazione anziana più incline ai dolori vertebrali, effetti amplificati dal lavoro dei muscoli erettori spinali più attivi.

 

A livello di dispendio energetico aumenta il consumo di ossigeno, il consumo di energia e quindi l’insorgere della fatica che può ridurre i tassi di risposta riflessa e volontaria oltre ad influenzare la forza muscolare.

 

Ma cosa avviene nello specifico ai nostri piedi e alle nostre gambe?

 

Indossando tacchi alti la pressione sull’avampiede aumenta molto, da un 25% per un tacco di circa 3 cm fino ad arrivare ad un 75% per un tacco da  8 cm,  in questo caso può essere utile l’utilizzo di una soletta per ridurre la forza di impatto e aumentare il confort percepito; inoltre le dita non poggiano in posizione fisiologica e la punta stretta genera un maggior rischio di sviluppare problematiche come alluce valgo, dita a martello, e altre infiammazioni importanti che possono diventare anche croniche.

 

Recenti studi hanno dimostrato che l’arco plantare di una donna che utilizza un tacco alto si trova accorciato al termine della giornata, inoltre sembrerebbe che le donne utilizzerebbero scarpe di un numero più piccolo rispetto alla loro misura sia perché l’altezza del tacco come abbiamo visto accorcia la lunghezza del piede e sia per sentire la scarpa più sicura.

 

A livello del polpaccio il tricipite surale appare accorciato e produce il 29% in meno di forza perché  in questa posizione non può lavorare nella sua integrità, dovrà produrre più forza per ottenere lo stesso lavoro; stessa cosa per il tendine d’achille che si trova accorciato.

Le donne che sono abituate ad indossare scarpe a tacco alto sembrano produrre maggiore forza dai muscoli della pianta del piede, dell’articolazione della caviglia e tibiale anteriore per controllare la perdita di equilibrio; può aumentare altresì il rischio di traumi meccanici come distorsioni che aumentano con l’aumentare dei cm di altezza dei tacchi.

 

Con questa tipologia di calzature la muscolatura della caviglia aumenta il suo lavoro in modo proporzionale all’aumento di cm di altezza e la sola caviglia non può compensare  completamente la posizione innaturale del piede.

Un tacco basso però, nell’ordine dei 3 cm sarebbe favorevole per il benessere di piede e postura, andando a diminuire la tensione della fascia plantare,e un tacco di 5 cm sarebbe addirittura utile nel trattamento della fascite plantare.

 

Considerando l’articolazione del ginocchio si riscontra un aumento considerevole del carico e delle sollecitazioni, anche del 25%, il tempo per raggiungere la flessione diventa più lungo e sui tacchi non si raggiunge comunque il grado di flessione che sulla scarpa piana; questo farebbe si che si interrompa il meccanismo di sblocco del ginocchio che avviene nello schema motorio del passo rendendolo più incline agli infortuni. I muscoli estensori concentrici del ginocchio hanno un carico di lavoro più alto del 200% e per una maggiore stabilizzazione del ginocchio si richiederebbe rinforzo al quadricipite.

Anche l’articolazione dell’anca viene sollecitata, con un aumento in fase di flessione del 23% e un’ulteriore fase di lavoro del muscolo gluteo medio.

 

 

 

I tacchi alti non sono vietati, mettono a dura prova la nostra postura ma se ciò non avviene sistematicamente con le dovute precauzioni si riescono a tollerare; questo dipende dal carattere genetico e dalla predisposizione della singola persona ma anche dalla sua forma fisica e dalle misure che vengono attuate per contrastare gli effetti nocivi di posture scorrette. 

A seguito di una condizione di grande sollecitazione dell’apparato muscolo-scheletrico come in questo caso è importante far seguire una fase di scarico che parta dalla pianta del piede come può essere l’utilizzo di palline da massaggiare, e che si estenda al resto del corpo.


Dott.ssa Melania Balzarin

 

Riferimenti bibliografici:

Esenyel M, Walsh K, Walden JG, Gitter A. Kinetics of high-heeled gait. J Am Podiatr Med Assoc. 2003 Jan-Feb;93(1):27-32. 

 

Kerrigan DC, Johansson JL, Bryant MG, Boxer JA, Della Croce U, Riley PO. Moderate-heeled shoes and knee joint torques relevant to the development and progression of knee osteoarthritis. Arch Phys Med Rehabil. 2005 May;86(5):871-5.

 

The effect of heel height on gait and posture: a review of the literature. J Am Podiatr Med Assoc. 2009 Nov-Dec;99(6):512-8.

 

 

 

Commenti

Devi effettuare il login per poter commentare