Soffriamo perchè non soffriamo abbastanza

Molto spesso succede che, nelle nostre vite, soffriamo per il motivo che non soffriamo abbastanza.

Il nostro scopo è quello di evolverci e di diventare divinità, di vivere bene e di vivere felici. 

Quando noi non seguiamo questo percorso evolutivo, quando noi non seguiamo più la nostra guida interiore divina e rimaniamo fermi in una particolare situazione di vita, succede che interviene la nostra anima, dandoci un bello scossone per farci rimettere sulla giusta via.

Cosa intendo per scossone?

Le vie lungo il nostro cammino evolutivo sono essenzialmente due, la via del piacere e la via del dolore.

La via del piacere significa che io mi rendo conto di cosa c’è che non va nella mia vita e mi impegno per cambiare.

Seguo un percorso, che magari è difficile ed è faticoso, ma quella fatica mi provocherà piacere nel mio futuro.

Così come avviene negli esercizi fisici, come la corsa.

Correre costa sforzo e fatica, ma, quando ho finito la mia corsa, io mi sento bene.

Se tu fai, o hai fatto attività fisica, sai di cosa sto parlando.

Un processo simile è il nostro cammino evolutivo, di cui, la vita che stiamo vivendo, fa parte.

Ogni fatica che facciamo per migliorare noi stessi, ogni sacrificio, ogni difficoltà che riusciamo a superare, ogni problema che riusciamo a risolvere, ci rende più forti, resistenti, potenti e ci fa stare bene, ci rende felici.

Ma se preferiamo il piacere momentaneo ed evitiamo gli sforzi, ci stiamo dirigendo verso la via del dolore.

Se anzichè fare come la formica nella favola, che lavora d'estate per mettere da parte le sue provviste, per poi stare bene in inverno, facciamo come la cicala, che invece gioca per tutta l'estate, senza preoccuparsi del futuro, ci ritroveremo in inverno senza avere niente di cui mangiare.

Nella favola della formica e della cicala, l'estate è rappresentata dalla vita, l'inverno è la morte.

Se io lavoro come una brava formichina in vita, avrò i miei risultati quando sarò morto, i miei risultati spirituali.

Se invece durante la vita faccio come la cicala e me ne frego della mia evoluzione spirituale e rincorro solo il piacere terreno, quando arriverà il momento della mia morte non avrò niente con me.

La vita, che vuole il nostro bene più alto, se può, cerca di aiutarci in questo senso.

La saggezza divina, che è dentro di noi, ci sprona per modificare le cose.

Come?

Dandoci degli scossoni, dandoci delle botte, dandoci del dolore, per spronarci a cambiare. 

Ma spesso quel dolore non è abbastanza.

Cioè, anche se stiamo soffrendo, continuiamo imperterriti.

Anche se viviamo situazioni che ci provocano dolore, continuiamo ad ostinarci a rimanere in tali situazioni, senza provare a cambiare le cose.

Non vogliamo cambiare, non vogliamo migliorare le cose, non vogliamo prenderci la responsabilità della nostra vita.

E continuiamo a soffrire.

Continuiamo a soffrire semplicemente perché non seguiamo la nostra guida interiore; non seguiamo la nostra anima, che ci spinge a fare magari la cosa più difficile, la più faticosa, l’azione che più ci spaventa, ma che poi ci renderà felici.

Invece, se non ascoltiamo la nostra guida interiore, soffriremo sempre di più, fino ad arrivare al punto che il dolore è troppo forte.

Quando arriviamo ad un simile punto possono succedere solo due cose.

O che, dopo aver raggiunto il fondo, troviamo la motivazione e la forza di risalire, altrimenti succede che la vita si rassegna, la nostra anima si rassegna e la cosa viene rimandata a una lezione successiva, alla prossima volta, alla prossima reincarnazione.

  

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