Le emozioni non spariscono. Si spostano
Ogni emozione che non ci siamo concessi di sentire completamente ha lasciato un’impronta da qualche parte nel nostro corpo.
Non importa quanto tempo sia passato, quanto bene ci siamo allenati a essere funzionali, presenti, persino sereni.
Il corpo ricorda tutto.
L’essere umano ha sviluppato meccanismi straordinari per adattarsi: sopprimere emozioni, congelarle, razionalizzarle. Non come difetto, ma come strategia. Una necessità.
Ma ciò che è stato messo da parte, ignorato, soffocato, non ha smesso di esistere. Ha semplicemente cambiato forma. Si è trasferito nei muscoli, negli organi, nella postura, nella pelle.
A volte si manifesta come una stanchezza inspiegabile, un’ansia cronica, un’irritabilità sottile. Altre volte come un dolore fisico, una malattia autoimmune, una tensione costante che non riusciamo a sciogliere.
Il corpo diventa così la voce di ciò che non siamo riusciti ad ascoltare prima.
Il legame tra emozioni represse e salute psicofisica
Le più recenti ricerche in ambito psicobiologico, neuroscientifico e psicosomatico confermano ciò che molte medicine tradizionali insegnano da secoli: le emozioni hanno una componente fisiologica reale.
Non sono semplici stati mentali. Sono esperienze viscerali, che coinvolgono il sistema nervoso, endocrino, immunitario.
Ogni emozione produce una cascata biochimica. La paura attiva la produzione di adrenalina. La rabbia stimola il rilascio di noradrenalina e cortisolo. La tristezza incide sui livelli di serotonina e dopamina.
In condizioni normali, queste risposte sono temporanee e si dissolvono.
Ma quando reprimiamo un’emozione, quando non la lasciamo compiersi e liberarsi, essa rimane attiva nel corpo.
Come una corrente bloccata in un circuito.
La medicina psicosomatica ha esplorato da decenni questo fenomeno. Il medico e psicoanalista Alexander Lowen, fondatore della bioenergetica, parlava di “corazza muscolare”: una tensione cronica che protegge l’individuo da emozioni intollerabili.
Gabor Maté, medico e autore di riferimento nel campo della somatizzazione, descrive il legame tra traumi non risolti e l’insorgenza di patologie croniche. Non per “colpa” del paziente, ma come esito di energie emotive che non trovano via di uscita.
Non siamo stati educati a sentire
Uno dei problemi più grandi è che non ci è mai stato insegnato cosa fare con quello che sentiamo.
Al contrario, fin da piccoli abbiamo imparato a controllare, a soffocare, a minimizzare.
Frasi come “non piangere”, “non ti arrabbiare”, “non fare storie” sono entrate nel nostro lessico emotivo prima ancora che potessimo sviluppare un vocabolario interiore.
E così, da adulti, abbiamo interiorizzato l’idea che provare emozioni forti sia sbagliato, fastidioso, pericoloso.
Che mostrarle sia un segno di debolezza.
Che sentirle troppo profondamente sia una perdita di controllo.
Il risultato è che moltissime persone vivono scisse da sé stesse: mentalmente presenti, socialmente adeguate, ma scollegate dal proprio sentire più profondo.
Scollegate da ciò che il corpo ha da dire.
Ma il corpo, quando non viene ascoltato, grida.
Le emozioni non elaborate diventano blocchi energetici
Le antiche medicine orientali — come la Medicina Tradizionale Cinese e l’Ayurveda — descrivono l’organismo umano come un sistema in cui energia, corpo e mente sono interconnessi.
Quando l’energia (Qi, Prana) scorre in modo fluido, la persona si sente vitale, centrata, stabile.
Ma traumi, emozioni trattenute e convinzioni limitanti possono ostacolare questo flusso, creando dei veri e propri blocchi energetici.
Questi blocchi non sono solo simbolici. Hanno manifestazioni reali: stanchezza, apatia, tensione, irrequietezza, disconnessione, sintomi fisici.
Eppure, anche chi non conosce queste tradizioni può riconoscere una verità intuitiva:
quando qualcosa ci ferma dentro, lo sentiamo anche nel corpo.
L’EFT Tapping: una tecnica per liberare e reintegrare
L’EFT (Emotional Freedom Techniques), conosciuta anche come Tapping, nasce proprio con questo intento: aiutare la persona a liberare le emozioni trattenute e ripristinare il flusso energetico, attraverso una tecnica semplice ma profondamente trasformativa.
Non è una terapia nel senso tradizionale del termine, ma un ponte.
Un metodo che coniuga elementi dell’agopuntura (senza aghi), della psicologia cognitivo-comportamentale, della kinesiologia e della mindfulness.
Il principio è questo: mentre si porta l’attenzione a un’emozione, un ricordo o un disagio, si stimolano con le dita alcuni punti precisi del corpo (i meridiani energetici).
Questo processo ha un effetto duplice:
Calma la risposta di allerta del sistema nervoso, disattivando l’amigdala (la “sentinella” emotiva del cervello)
Rende possibile un’elaborazione più sicura e completa dell’esperienza emotiva
La persona si sente al sicuro nel sentire.
E questo è l’inizio della liberazione.
Cosa succede durante una sessione di Tapping
Durante una pratica di EFT non si “scacciano” le emozioni.
Al contrario, si impara a dare loro voce, senza paura.
La tecnica invita a nominare ciò che si sta provando con autenticità, anche se è “negativo”, anche se è scomodo.
Nel farlo, si aggiunge una dichiarazione di accettazione e compassione, che ha un effetto profondamente rassicurante per il sistema nervoso.
Esempio:
“Anche se sento questa ansia così forte… scelgo di accettare ciò che provo.”
“Anche se mi sento inadeguato, arrabbiato, stanco… va bene così. E posso iniziare a lasciar andare.”
Non si tratta di pensiero positivo.
Si tratta di integrazione. Di permettere a ciò che è dentro di avere un posto nel mondo. Di non essere più in guerra con sé stessi.
I benefici dell’EFT secondo la scienza
Negli ultimi vent’anni, la comunità scientifica ha cominciato a interessarsi seriamente all’EFT, con risultati sorprendenti.
Studi pubblicati su riviste come The Journal of Nervous and Mental Disease e Energy Psychology Journal hanno evidenziato che:
L’EFT riduce significativamente i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress
Migliora la variabilità cardiaca (indice di salute del sistema nervoso)
È efficace nel trattamento di ansia, disturbo post-traumatico, fobie, dolori cronici e somatizzazioni
Produce cambiamenti misurabili a livello neurofisiologico (EEG, fMRI)
Ma al di là dei numeri, chi pratica EFT spesso parla di qualcosa di più profondo:
un senso di riconnessione, di alleggerimento, di ritorno a casa.
Perché il Tapping funziona
Funziona perché non bypassa. Non nega. Non minimizza.
Funziona perché ti permette di stare con ciò che senti senza esserne travolto.
Perché porta il corpo nella guarigione, non solo la mente.
E soprattutto, funziona perché ci restituisce il potere di prenderci cura di noi.
Ogni volta che facciamo Tapping, ricordiamo al nostro sistema nervoso che non siamo più soli.
Che non dobbiamo più soffocare.
Che possiamo iniziare a lasciare andare.
Una via per tornare a sentire
Liberare le emozioni non è solo un gesto terapeutico.
È un atto spirituale, umano, necessario.
Significa fare spazio dentro. Riconoscere ciò che è stato trattenuto per troppo tempo.
Tornare a un sentire vivo, vero, presente.
EFT non è la soluzione a tutto. Ma può essere una chiave.
Un modo per aprire la porta.
E iniziare, finalmente, a respirare.
Se senti che è arrivato il momento di prenderti cura delle emozioni che hai dovuto trattenere per troppo tempo, il corso completo di EFT Tapping è pensato proprio per questo: guidarti, con dolcezza e profondità, a ritrovare lo spazio che meriti dentro di te.
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Elena