Perché i miei figli fanno sempre esattamente il contrario di ciò che dico?

Come riconoscere i comportamenti oppositivi e gestirli

“Perché i miei figli fanno sempre esattamente il contrario di ciò che dico?”

Ti ricorda qualcosa?

Spesso le richieste di noi genitori sono – crediamo e, soprattutto, speriamo – piuttosto sensate, come:

  • prepara la cartella;

  • fai tutti i compiti;

  • riordina la stanza;

  • rispetta gli orari;

  • … e chi più ne ha, più ne metta!

Insomma, queste regole ci appaiono così basilari che diventa difficile, per noi, spiegarle e contrattarle ogni santa volta.

Poi c’è un’altra questione che arrovella la nostra mente adulta e razionale: quando i bimbi non rispettano le nostre richieste, devono subire una serie di conseguenze: urla, sgridate, punizioni, privazioni e, ancor peggio… le nostre “tanto amate” prediche – discorsi ricchi di “verità assolute” della durata di almeno mezz’ora ciascuno.


 Perché i figli continuano a discutere prima di fare i compiti

E, allora… Perché i figli continuano a discutere prima di fare i compiti, a ritrovarsi in ritardo con la cartella vuota e con i giochi sparsi in ogni angolo umanamente calpestabile?

Non sarebbe più semplice fare “quelle quattro cose” che chiediamo loro e vivere serenamente senza urla e minacce?

Una domanda ricorrente di molti genitori è: “Ci sembra che nostro figlio ci sfidi, che provi piacere nel vederci arrabbiati”.

Voi, in genere, come vi comportate quando lui non rispetta una regola o una vostra richiesta?

“Le abbiamo provate tutte” rispondono sempre, “con le buone e con le cattive, con le promesse e con le minacce… Non funziona nulla. Alla fine, lui non rispetta le regole e noi perdiamo la pazienza.”

Cerchiamo di capire cosa succede in queste situazioni, e perché si vengono a instaurare simili dinamiche.

Si tratta di una questione piuttosto ricca, quindi cercherò di argomentarla (anche se parzialmente) in pochi e semplici punti.


1. Evita di "provarle tutte"

Quando noi genitori non adottiamo una strategia educativa consapevole, coerente e costante ma “le proviamo tutte”, diventiamo poco efficaci. Affinché i bambini imparino un nuovo comportamento, dobbiamo essere costanti e ripetitivi. Pensiamo a un bimbo di 6 anni a cui dobbiamo insegnare l’alfabeto: solo la costanza e la ripetizione gli permettono di memorizzarlo bene. Se ogni volta diciamo cose diverse con un atteggiamento diverso, creiamo confusione e lui non riuscirà a imparare.


2. Parla con l'esempio

I bambini imparano con l’esempio e non con le parole: interiorizzano i comportamenti che vedono e non le prediche (e i nostri famosi “discorsetti”) che sentono. Quando i figli non rispettano una regola, i genitori tendono ad avere un atteggiamento “aggressivo”: urla, minacce e a volte qualche scapaccione. Beh… impareranno immediatamente a trattarci nello stesso modo.


3. Evita di sfidare

Quando i nostri adorabili frugoletti si trasformano in orribili esserini urlanti e dispettosi, siamo noi i primi a dare inizio a un atteggiamento di scontro: il conflitto aperto non insegna ai figli il rispetto delle regole, ma solo l’atteggiamento di sfida.


4. Scegli le parole giuste

Nel momento del litigio a volte noi genitori, pur amandoli più della nostra stessa vita, diciamo e facciamo delle “cose” che esprimono ai figli il contrario: "non sei bravo", "è difficile stare con te", "non ne posso più…" .  Questa dinamica, anziché fare in modo che i bambini smettano di “comportarsi male”, scatena il meccanismo contrario. La “sfida” del bambino non è gratuita: lui non vuole fare arrabbiare i genitori, ma ha un modo per avere una conferma d’amore anche nei momenti difficili.


5. Evita giudizi sommari ed etichette

Quando noi genitori brontoliamo per le solite situazioni, tendiamo a creare delle etichette: “sei ritardatario”, “sei disordinato”, “sei disattento”. Quando noi etichettiamo con questi appellativi un bambino, lui comincia a comportarsi esattamente secondo queste definizioni. “Arrivo in ritardo perché io sono un ritardatario”. In questi modi, mandiamo questo messaggio ai figli: “Tu sei fatto così e non puoi scegliere di migliorare e comportarti diversamente”.


Poveri genitori, sembra che sia tutta colpa nostra, adesso…


  Le mie espeirneze con i genitori mi portano a dire che..

È da molti anni che, come pedagogista, lavoro su questi argomenti e le mie esperienze mi portano a dire che:

  • noi genitori non abbiamo nessuna colpa, semmai abbiamo delle responsabilità

  • … e queste responsabilità ci permettono di essere i protagonisti delle soluzioni: se il comportamento dei figli dipendesse dalla genetica, non potremmo farci nulla, ma se il nostro comportamento influenza il loro… possiamo migliorare tutto!

  • Noi genitori agiamo sempre con le migliori intenzioni possibili e questo ci rende “privi di qualsiasi colpa”. Semplicemente, a volte nessuno ci insegna quali siano le conseguenze di alcune scelte.

  • Il nostro compito è molto ampio e prevede numerosi obiettivi, tra cui quello di insegnare ai figli a rispettare alcune regole importanti. Esistono delle strategie efficaci che permettono di raggiungerli in una relazione di amore, serenità e rispetto.


Ma, perché i nostri figli imparino, dobbiamo imparare noi, per primi: i figli sono il nostro specchio e i nostri apprendimenti diventeranno i loro.

Insomma… non si finisce mai di imparare!

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