Mio figlio va male a scuola: che fare?

Associare le emozioni giuste è la svolta

“Mio figlio? Purtroppo, non va molto bene a scuola.”

Quante volte ti è capitato di sentire (o dire, magari) una frase simile a questa?

Riguardo a ciò, adesso ti spiego una cosa importante: sai perché la motivazione allo studio o al successo scolastico potrebbe essere un problema per alcuni bambini o ragazzi? Perché potrebbero aver associato questi concetti a “qualcosa di brutto”, come un’emozione negativa o uno svantaggio.

“Com’è possibile? Andar bene a scuola è una bella cosa!” potresti replicare. Il fatto è che queste associazioni negative potrebbero derivare dal vissuto emotivo relativo tanto alle esperienze che accadono dentro la scuola (i comportamenti dei docenti o dei compagni, per esempio), quanto a quelle che si verificano fuori da essa – in questo caso, si tratta soprattutto delle aspettative generate e trasmesse in famiglia.


  1. Esperienze dentro la scuola

Relazioni di fiducia con gli insegnanti, gestione dell’errore, difficoltà legate agli apprendimenti, relazioni conflittuali con i compagni, senso di appartenenza alla classe, esclusione o inclusione nei giochi e nelle diverse attività…

  1. Esperienze fuori dalla scuola

Il ruolo che in famiglia viene dato alla scuola, il confronto con fratelli o sorelle, la carriera scolastica dei genitori, le aspettative legate allo status sociale della famiglia…

… e questi sono solo alcuni esempi di concetti che sicuramente, in un modo o nell’altro, avrai dovuto a tua volta fronteggiare almeno una volta nella vita.


La motivazione è la benzina che fa muovere le persone dallo stato “A” allo stato “B”, che le invita ad agire per passare da una situazione negativa a una positiva, soddisfacendo i propri bisogni.

Bene, ora dobbiamo capire di quali bisogni stiamo parlando poiché, in un essere umano, le necessità possono ragionevolmente avere diversi gradi di “priorità”, per capirci.

Lo psicologo Abraham Maslow, negli anni Quaranta del Novecento, teorizzò una “piramide dei bisogni” umani classificati a seconda del livello di “sopravvivenza”.

Partendo dalla base della piramide, troviamo:

  1. I bisogni fisiologici

Sono quelli legati alla mera sopravvivenza fisica, “corporea”, quali respirare, mangiare, bere, dormire…

  1. I bisogni di sicurezza

Sono quelli legati alla sopravvivenza “a lungo termine”, come il senso di protezione e tranquillità. Il bisogno dei genitori che prova un bambino, per esempio.

  1. I bisogni di appartenenza e amore

Sono quelli legati all’esigenza di vivere in un ambiente “socialmente gradevole”, sentendosi parte di qualcosa e amati.

  1. I bisogni di riconoscimento e rendimento

Sono quelli legati al senso di stima di sé e da parte dell’altro, quali sentirsi valorizzati, capaci…

  1. I bisogni di autorealizzazione

Sono quelli legati alla consapevolezza di aver espresso le proprie potenzialità.

  1. I bisogni di trascendenza

Sono quelli legati all’aspirazione verso un “più grande”, al sentirsi parte di un “di più” anche di ordine divino.

L’essere umano può soddisfare i bisogni “più in alto” se e solo se ha già soddisfatto quelli alla base. Pensa a un neonato, ora, per capire meglio. Il piccolo respira, poi mangia e beve, dorme e cerca la mamma o il papà. Man mano che cresce sentirà bisogni di più complessa soddisfazione, sempre più “raffinati” con l’andare dell’età – vorrà piacere agli amichetti, essere lodato dalla maestra, dal professore; desidererà poi ricevere riconoscimenti professionali e guadagnarsi un importante status sociale.

Capisci? E cosa motiva un essere umano più di un’emozione?

Ed ecco che torniamo all’argomento iniziale. La motivazione, in questo caso, dei bambini a scuola. Emozione e motivazione, due concetti strettamente legati.

Come fare, dunque?

Tutti noi dobbiamo cercare – come ragazzi, genitori e/o insegnanti – di legare emozioni positive all’impegno scolastico.

Aboliamo pressioni (“Solo con un bel voto renderai fieri mamma e papà!”), colpevolizzazioni (“Hai preso 4 e, per causa tua, mamma è triste!”), minacce (“Se non imparate bene la poesia, la maestra sarà molto delusa!”) e confronti (“Tuo fratello, lui sì che è bravo in matematica!”), e scopriremo che ciò… è possibile!

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