Essere troppo diligenti può nascondere l’ansia

Non è tutto oro quel che luccica!

“Mio figlio è ansioso.”

Ti è mai capitato di sentire questa frase? L’hai pronunciata tu stessa, magari?

Eh, sì, l’ansia nei bambini non è impossibile! (Ed è più frequente di quanto potresti pensare.) Oggi, tramite un esempio di vita reale, cercherò di spiegarti meglio cosa potrebbero nascondere certi atteggiamenti e modi d’essere di tuo figlio.

Non è tutto oro quel che luccica!

Un pomeriggio come un altro di un caldo giorno di fine anno scolastico, una mamma andò a un colloquio con le maestre di suo figlio. Le insegnanti le avevano già accennato che il bambino non riusciva a passare da un’attività all’altra senza chiedere, almeno cinque volte, quale sarebbe stata la successiva. Appena entrava in classe, al mattino, si sedeva e tirava fuori tutto il materiale: le matite perfettamente disposte in ordine di gradazione, i quaderni impeccabilmente impilati e la manina immediatamente sollevata per chiedere alla maestra di poterle mostrare i compiti svolti a casa (ovviamente, anch’essi perfetti) o il disegno minuziosamente colorato.

“E, in più,” continuarono le maestre, “il bambino vuole sempre ritirare almeno tre libri dalla biblioteca, mentre i suoi compagni a malapena ne prendono uno…”

La mamma ascoltava serenamente – che c’è di male ad avere un figlio diligente?! – le pupille non si dilatarono, il viso non si corrucciò, anzi… aveva un mezzo sorriso.


 "Ogni volta che torna a casa, mio figlio mi chiede subito di fare i compiti” 

replicò pacata la madre, “non vede l’ora di farli! Non ci vedo nulla di male… anzi!” affermò convinta.

Non riusciva proprio a capire dove stesse il problema.

“Beh, veramente…” azzardò una maestra, “credo lei debba fare più caso all’espressione del viso e allo sguardo di suo figlio, quando fa queste affermazioni.”

L’insegnante fu discreta, scelse bene i termini, poi continuò: “Anche a me il bambino dice un po’ le stesse cose, ma ho notato che in quei momenti respira più velocemente, ha lo sguardo serio e una preoccupazione negli occhi…”. 

“... E continua a saltellare. Non accenna un sorriso, nemmeno quando gli do la risposta che vuole” concluse la maestra, dopo aver fatto un respirone.

La mamma sorrise ancora, nulla trapelava dal suo sguardo. “Lui è fatto così, è una sua caratteristica. E, comunque, gradirei sapere anche le cose belle del bambino. I voti, per esempio!”


 Si i voti: tutti 9 e 10, compresa religione!  

Bambino intelligente e rispettoso, si impegna intensamente, è poco interessato al gioco con i compagni, vive con difficoltà alcune situazioni di scontro o contrasto e si ritira a leggere durante la ricreazione, lesse la mamma sulla pagella, ed esclamò: “È sempre stato un bambino che si rilassa leggendo!”.

Proprio non riesce a guardare in faccia la realtà, sembravano pensare le insegnanti, che si scambiarono subito un veloce ma eloquente sguardo. Guidate dalla loro pazienza e professionalità, capirono che la mamma leggeva quei comportamenti come qualcosa di non modificabile e naturale per un bambino di sei anni.

Una maestra si fece coraggio – sapeva bene che il bambino aveva un problema, credeva che perfino lui stesse iniziando a capirlo, quando cercava di giocare con i compagnetti – e prese parola: “Signora, a nostro avviso suo figlio ci sta dicendo qualcosa: che non riesce a staccare la spina, come dovesse sempre dimostrare di essere bravo”.

“Davvero?!” finalmente la mamma sembrava allarmata.

“Sì, signora. Nella nostra esperienza abbiamo già avuto bambini molto sensibili, che vanno in ansia quando si sentono valutati, ed essendo a scuola… può essere che lui si senta valutato anche quando non lo è!”

“Ah…” sussurrò la mamma. “Credete che sia ansia?”

Le maestre annuirono, sollevate.

Dopo qualche istante, però: “E di chi dovrebbe essere, quest’ansia?! Mia no, di mio marito nemmeno… gliela trasmetterete voi!” se ne uscì la mamma, improvvisamente indispettita.


Sembra surreale, assurdo, impossibile! Ma, cari genitori… questi episodi succedono!

Affinché non accadano, devono esserci sempre più maestre preparate, accorte e determinate e bambini che, mostrando loro l’ansia, permettano di chiedere aiuto ai genitori, che non vedono e non sentono.

Nella speranza che, tra un colloquio e l’altro… vedano e sentano!

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