Come reagire ai “NO!” di tuo figlio

Le tue reazioni disinnescano o innescano

Hai paura di risultare un genitore palloso e iper-severo?

E se la tua domanda è "Vorrei dare le regole a mio figlio, rispettandone però la crescita... ma non so come si fa!" allora sei nell'articolo giusto!

Tutto questo è possibile, se sai come farlo: basta che tu agisca adesso – fin da subito! – cercando di far capire al tuo bambino che, quando comunichi con lui, rispetti la sua età e le sue competenze.

Ma, non preoccuparti… ora ti spiego come fare.

A noi genitori sembra normale che i figli debbano obbedire a regole “ovvie”, come lavarsi le mani prima di mangiare, ringraziare, andare all’asilo, prestare i giochi al fratello; eppure questi comportamenti, per i bambini, non sono assolutamente delle ovvietà! Al contrario, sono semplicemente situazioni che li costringono a interrompere ciò che stavano facendo – e che, ammettiamolo, li divertiva molto!

Ti faccio un esempio pratico.

Quando vedi che il vigile ti sta facendo una multa (la tua auto era parcheggiata sulle strisce bianche)… ti sogneresti mai di lasciar correre? No, impossibile. Non riusciresti proprio a esimerti dal chiedergli una spiegazione.

Ecco, così è per i bambini: obbedire a ogni richiesta senza ribattere, per loro è ugualmente impossibile.

Visualizza, ora, questa scena.

Sono le nove di sera e, dopo aver detto a tuo figlio di andare a letto, lui ti sfida con un sonoro “NO!”. Beh, è perfettamente normale che tu ti senta quantomeno seccato, soprattutto perché penso tu sia reduce da una giornata passata a destreggiarti fra il lavoro, le lavatrici, la spesa, il colloquio con la maestra, il pediatra, un minimo di rapporti sociali – con nonni, zii e amici vari – e… chi più ne ha, più ne metta!

Eppure lui risponde sempre, puntualmente “NO!”, anche se si tratta della stessa richiesta che gli fai tutti i santi giorni. In generale, nonostante la tua comprensibilissima frustrazione, una buona prassi educativa è quella che suggerisce di evitare:

  1. rimproveri (“Quante volte te lo devo dire?!”)
  2. imposizione di etichette (“Sei così pigro!”)
  3. preghiere e suppliche (“Fallo per la mamma, che ti vuole tanto bene…”)
  4. recriminazioni (“Non farmi fare di nuovo tardi!”),
  5. umiliazioni (“Mi hai veramente deluso”),
  6. ricatti con promesse di premi (“Se fai il bravo e ti metti le scarpe, ti do il lecca-lecca”)
  7. e… come ultima spiaggia, minacce (“Attento! Se non ti metti le scarpe, ti sculaccio!”).

Diciamocelo, queste scappatoie a volte ci danno un’illusione di salvezza nella disperazione, tuttavia rischiano di essere addirittura controproducenti: il problema è che questi “metodi”, pur inducendo il bambino a fare effettivamente ciò che gli viene detto, ne demoliscono anche la volontà e – ancora peggio! – generano in lui rabbia e risentimento.

“Come posso, allora, immedesimarmi in mio figlio per aiutarlo a sopportare le delusioni, prendere decisioni compatibili con la sua età e non pretendere gratificazioni immediate?” potresti giustamente chiedermi.

Le 5 importanti domande da farti prima di arrabbiarti per i suoi "NO"


1- Come mi sentirei al suo posto? Solo comprendendo cos’è importante per lui, potremo aiutarlo a comprendere cos’è importante per noi. Considerare il punto di vista del figlio è già il primo passo per trovare modalità accattivanti per motivarlo a collaborare


2-Che cosa è realmente in grado di fare? Forse ci aspettiamo troppo, da lui, per l’età che ha? Usiamo parole difficili? È fisicamente in grado di fare ciò che gli chiediamo? Ogni bambino ha il suo ritmo, ed è unico (è diverso anche dai suoi stessi fratelli!).


3-Gli ho insegnato a fare ciò che gli sto chiedendo? Bisogna “provare” ogni singola azione assieme al figlio, assistendolo più volte, fino a quando non sarà in grado di farla bene da solo. Da spazzolare bene i denti a pettinarsi, a infilarsi i guanti e il giubbotto, qualsiasi tipo di apprendimento richiede sempre delle vere e proprie esercitazioni.


4- Quante regole è in grado di seguire? Chiedere a un bambino tre azioni contemporanee, lo porta inevitabilmente a selezionare quella che gli piace di più (o che sa fare meglio) perché, dai 3 ai 6 anni, non si ricorda tutto senza distrarsi! Per prima cosa devi assicurarti che tuo figlio abbia dimostrato di riuscire a seguire un solo input alla volta, soltanto in seguito puoi proporne qualcuno in più.


5- Sono un buon modello, per lui? Metti in pratica ciò che insegni e, prima di tutto, chiediti ciò che tu stesso faresti! Se tu, per primo, esci tutte le mattine con i capelli arruffati e disordinati, difficilmente tuo figlio avrà un buon rapporto con il pettine! I bambini, poi, faticano a trovare una valida ragione per fare ciò che gli viene richiesto: andare a lavorare in orario per loro non è importante come per te, perché non hanno la nozione del tempo e, soprattutto, sono più motivati a continuare a giocare piuttosto che a vestirsi velocemente per non far tardare la mamma o il papà.

Perché… è tanto importante insegnargli a rispettare la regola, quanto lo è renderli partecipi delle motivazioni, nel rispetto della loro età e del loro sviluppo psicologico di quella determinata fase.

Nel tempo aumenterà la loro fiducia nei tuoi “no” e impareranno ad accettarli.

 

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