Mio figlio e i morsi: cosa devo fare?

Come comportarsi in questi casi difficili da gestire

Lidia, la mamma di Stefano – un anno e mezzo –, viene convocata dall’educatrice dell’asilo nido del suo bimbo.

“Mi dispiace ma devo avvisarla, signora,” comincia la maestra, “che ieri suo figlio ha morso un compagnetto, Manuel. Gli ha fatto male e la madre del piccolo è venuta a lamentarsi.”

ALT!

Ti è appena venuta una leggera nausea alla bocca dello stomaco perché ti rivedi nella madre “dell’azzannatore”? O ti è capitato il contrario, che tuo figlio cioè venisse morso? O, magari, l’hai sentito da qualche amico.

In qualunque modo tu sia entrato in contatto col mondo dei morsi all’asilo, beh… sappi che succede. È fisiologico e naturale.


Tutti i bambini mordono, sia a casa che nella loro prima “comunità” (il nido): lo fanno più frequentemente dai 10 ai 24 mesi, all’incirca, per poi scemare verso i 36.

Lo ripeto, all’incirca, perché questo è un lasso di tempo indicativo: nessun problema se succede sporadicamente prima o dopo quest’età, serve solo a darti un arco temporale di riferimento che ti aiuti a individuare quando la frase “Tanto, mordono tutti. È normale a quest’età” non vale più!


Ma… perché i bambini piccoli mordono?!

Verso i 12 mesi, mordere è un modo per esplorare il mondo circostante.

Già dai 6-8 mesi, i lattanti portano tutto alla bocca, te ne sarai accorto: è il modo migliore per scoprire e riconoscere gli oggetti – che forma hanno, quale sapore e quale odore.


Pensa, adesso, ad altre due situazioni (altrettante motivazioni al morso): innanzitutto, man mano che compaiono i denti, i bimbi tendono a contrarre le gengive, ed è naturale se pensiamo a quanto debbano tenerle “allenate” per far spuntare i dentini!

In secondo luogo, i bambini sotto l’anno di vita mordono (e continuano a farlo!) in risposta alle moine e alle risatine dei genitori.

Mi spiego meglio con un esempio pratico.


Il bambino morde la madre.

La madre sgrana simpaticamente gli occhi, fa un risolino ed esclama: “Oooh! Aaah! Piccolino bello della mamma!”.

Il bambino, divertito, la morde di nuovo.


Cos’è successo?

Quando i genitori fanno involontariamente intuire ai figli che “il morso è una cosa tenera”... ecco, il messaggio che passa è: “Mordi pure, è una cosa che va bene fare”.

Si può rimediare? Beh, è difficile, perché verso i 2 anni, anche se i genitori li sgridano, ormai i bimbi associano il morso alle attenzioni (anche se negative) di mamma e papà: ai piccoli piace ricevere attenzioni, quindi probabilmente continueranno a creare situazioni simili, a volte usando il morso, a volte lo spintone eccetera.


In tal modo i genitori insegnano ai figli che a ogni azione (il morso) segue una reazione (genitore che gli dà attenzione, positiva o negativa).


Il morso utilizzato dal bambino verso i 3 anni potrebbe invece essere uno sfogo di rabbia, un modo che ha di stare in relazione con i compagnetti… ed esserne il leader.

In ogni caso, qualsiasi sia l’età del bambino, il morso dovrebbe spaventare moltissimo i genitori, soprattutto se l’episodio avviene al nido.


Ritorna ora con la mente all’episodio di Lidia e alle tue esperienze personali.

Voglio regalarti 3 semplici mosse per alleggerire il peso emotivo del morso.

1) Ricorda che i bambini confondono il morso con il bacio.

Se il piccolo è stato morso da un compagno, mettigli subito una crema lenitiva e, nel punto dolente, dagli un bacino.

2) Non mordere o mordicchiare tuo figlio nemmeno per gioco.

Dato che è solo questione di tempo, quando tuo figlio inizierà a mordere gli amichetti (perché lo farà, credimi!), dovrà poter contare sul concetto che gli devi aver precedentemente insegnato: “Non si morde mai, nemmeno per scherzo”.

3) Se tuo figlio fosse la “vittima”, evita di dare troppa enfasi al morso continuando a parlarne in sua presenza.

Quando tornerà al nido, il giorno dopo, avrà infatti bisogno di sapere che “se i miei genitori sono sereni nel mandarmi all’asilo, vuol dire che sono al sicuro”.

Capisci?

Un morso non mette i bambini in un pericolo tale da doversi preoccupare eccessivamente; bisogna però giocare d’anticipo e prendersi per tempo. Il fatto di non essere presenti quando il morso avviene è sicuramente una complicazione che richiede lo sforzo di rinnovare dentro di noi la stima e la fiducia verso gli educatori del nido.

Loro sanno cosa fare: lavorando assieme, riusciremo ad arginare anche questo problema!

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