Come affrontare al meglio gli “attacchi di rabbia” di tuo figlio

La rabbia di tuo figlio diventa un problema se non sai gestire la tua


Ilaria, 4 anni, sta pranzando con i suoi genitori.

“Hai mangiato di gusto, eh, piccola golosa!” scherza innocentemente il padre. Alla bimba piace scherzare e sono abituati a prendersi un po’ in giro, in famiglia.

Non questa volta.

Ilaria inizia a rovesciare bicchieri e piatti, lanciare il pane, buttare a terra le posate, dare pugni sul tavolo e, quando la madre interviene, la bambina comincia anche a tirarle i capelli – il tutto condito da urla furibonde che la fanno sembrare una piccola aquila.


Ti risuona, vero? Ti è mai capitato di trovarti nel bel mezzo di una crisi di rabbia del tuo bambino e di non sapere cosa fare? Sono certa di sì.

Un genitore attento e premuroso – e, soprattutto, magari poco abituato a vedere scene di questo tipo – di solito si preoccupa temendo di aver provocato il disastro, o che qualcosa o qualcuno abbia suscitato la reazione spropositata del figlio.

Ecco allora che dà il via a un fiume di domande.

●    Perché piangi così tanto?

●    Cosa ti è successo?

●    Chi ti ha fatto arrabbiare?

●    Hai male da qualche parte?

●    Devi dire sempre tutto a mamma e papà. Non devi tenere segreti. Cosa ti fa stare così male?

●    Non arrabbiarti e non piangere, perché non serve. Te lo dico sempre, e te lo dice anche la nonna. Stasera, quando il papà torna dal lavoro, te lo dirà anche lui. Lo sai che ti sgrida, se ti vede così furioso. Ti ricordi quando tuo fratello ha rotto la playstation? Ecco, anche a lui abbiamo detto che non ci si arrabbia per così poco.

●    … e chi più ne ha, più ne metta!

E questi sono solo alcuni esempi.


Sai che, purtroppo, tutto questo serve a poco? Anzi, a una cosa soltanto: a scatenare l’ansia. Del bambino? Oh, no. No, no, assolutamente no: la TUA!


Spezziamo però anche una lancia in favore di questo “terzo grado” alla Sherlock Holmes. Domande di questo tipo sarebbero più che corrette, ma… a una condizione: devi rivolgerle a tuo figlio quando è tranquillo, dopo che si è calmato e NON quando è arrabbiato. Perché?

Perché la rabbia ha la capacità di offuscare i sensi e di creare nella testolina dei bimbi (e dei grandi) una sorta di nebbiolina che non permette di vedere le cose per quelle che sono: la rabbia esagera ed esaspera qualunque cosa.


Lo ripeto, perché è molto importante. Questa serie di “sermoni obsoleti” e senza un preciso scopo riesce a produrre un solo effetto: farti venire l’ansia e far arrabbiare ancora di più tuo figlio.


Porre domande – ora l’avrai capito – non è stupido e non è sbagliato di per sé, ma in una situazione di crisi non è efficace e non porta un reale fluire della rabbia.

Ognuno di noi ha bisogno di imparare a far fluire la rabbia in tre modi.

a.    Senza far male a noi stessi (rispetto di me stesso).

b.    Senza far male agli altri (rispetto dell’altro).

c.    Senza far male agli oggetti (rispetto delle cose).

Questo non lo puoi imparare sui libri, ma lo puoi apprendere anche (e soprattutto) dalle esperienze della vita e da come i tuoi adulti di riferimento ti hanno presentato queste esperienze, da come ti hanno aiutato a viverle e insegnato ad affrontarle.

Ecco che solo dopo, a rabbia passata, riuscirai a dare un senso alla situazione per far sì che gli “accadimenti” (casuali, improvvisi, fortunati o sfortunati) diventino degli “eventi” (significativi, con un senso per chi li ha vissuti).


E allora, come fare? Ecco 5 semplici azioni da compiere.


1.    Stop alle domande razionali quando tuo figlio si arrabbia. Lascia perdere, non ne vale la pena.

2.    Comunica a tuo figlio: “Puoi esprimere la rabbia, ma non puoi fare del male e rompere gli oggetti. Questo non te lo lascio fare”, quando lui distrugge o lancia oggetti, oppure fa del male a qualcuno in conseguenza della sua rabbia.

Ricordati di dirlo controllandoti, dandogli così un buon esempio di self control.

3.    Se tuo figlio si lascia avvicinare consolalo, affiancati, chiedigli se ha piacere di averti accanto oppure se preferisce stare a sbollire da solo. Se ti risponde che, sì, vuole stare solo, lascia che si scelga un angolino dove rifugiarsi finché “non passa il temporale”.

4.    A crisi passata, ripercorri l’evento che è successo a tuo figlio e ascoltalo prima di dare consigli. Fallo con calma, senza fretta, mi raccomando.

5.    Comunica a tuo figlio: “Mi sono dispiaciuto che tu ti sia arrabbiato così tanto, ma sono anche fiero di te perché hai fatto uscire la tua rabbia e non te la sei tenuta dentro”. Tenta di far passare bene entrambi i messaggi.


Non è facile, sai, e sono la prima a dirlo – i miei sacrosanti errori da mamma… li ho fatti anch’io! – ma, se seguirai i miei consigli, potrai evitare complicazioni.

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