COSTI VARIABILI E COSTI FISSI: quali sono e come faccio a riconoscerli?

La classificazione tra costi fissi e variabili è una delle più utilizzate nell’analisi aziendale. E per una buona ragione. Infatti è importante conoscere quali costi sono connessi al tuo lavoro e soprattutto il loro ammontare.

La classificazione tra costi fissi e variabili è una delle più utilizzate nell’analisi aziendale. E per una buona ragione. Infatti è importante conoscere quali costi sono connessi al tuo lavoro e soprattutto il loro ammontare. 

E lascia che ti dica una cosa: nessuna attività è troppo piccola per trarne beneficio.

 

Anche se sei una liber@ professionista, imprenditrice o hai una piccola attività hai dei costi

 


Comprendere da cosa derivino, come la tua attività influisca su di loro e come puoi intervenire ti aiuta a migliorare, crescere e soprattutto, riconoscere i problemi prima che si presentino.

 

Ho diverse clienti che si lamentano di non riuscire a fronteggiare i costi.   Indagando un po’ ho scoperto che in molti casi in fase di preventivo non hanno tenuto conto di tutti i costi. E non si sono mai fermati un attimo a pensarci.

Chiaramente l’analisi di una piccola attività sarà più breve di quella di una grossa azienda. E ci si potrà permettere un maggior grado di approssimazione. Ma sarà comunque utile per pianificare il futuro.

Al fine di massimizzare la redditività, l'impresa deve mirare ad aumentare i ricavi e minimizzare i costi. 

Per ridurre questi costi, come detto in precedenza un'azienda deve essere in grado di identificare e misurare i costi, questi costi possono essere suddivisi in due tipi; costi fissi e costi variabili. 

A continuazione ti spiego il ragionamento che dobbiamo fare per riconoscerli.  


Il Costo fisso

Proviamo a rispondere alla domanda elencando i costi fissi e indicando nel commento le eventuali variabili:

- Le spese di struttura: affitto, utenze, tassa rifiuti, pubblicità. La variabile può essere data dal fatto di possedere un immobile di proprietà.

- L’acquisto del registratore di cassa

- Contributi previdenziali: tenere presente che l’importo minimo di euro 2887,20 è dovuto dal titolare ma anche da ciascun collaboratore familiare o socio lavoratore.

- Diritto annuale Camera di Commercio: Può aumentare in relazione al fatturato e in relazione ad eventuali unità locali oltre alla sede principale.

- Il commercialista – per gli adempimenti fiscali e l’eventuale tenuta della contabilità (la contabilità, se semplificata, può essere tenuta direttamente dal commerciante)

Sono costi fissi tutti quelli che non variano al variare delle quantità vendute. In pratica tutte quelle spese che dobbiamo sostenere a prescindere dall’importo del fatturato.

 

Il costo variabile

Facciamo qualche esempio:

Possono essere tranquillamente inseriti tra i costi variabili quelli per:

  • merci e materie prime
  • Imballaggi: Il prodotto venduto è contenuto in una confezione. Più prodotti venduti, equivalgono a costi per imballaggi più alti.
  • le retribuzioni orarie
  • collaboratori di progetto
  • costo per il trasporto 
  • manutenzione straordinaria
  • carburante
  • interessi passivi bancari (che dipendono dall’ammontare del debito con le banche)
  • imposte sul reddito (che dipendono però dal fatturato, non dalla quantità di lavoro)

Sono Costi variabili quelli che Aumentano o diminuiscono in proporzione alle quantità vendute. Cioè più vendo, più sostengo costi e viceversa, perché è legato in modo diretto al ricavo del prodotto o del servizio.

 

Ci sono sempre le eccezioni o casi particolari

Anche la classificazione dei costi ha le sue zone grigie. Qui ne vediamo alcune, ma non escludo che nella tua attività ne incontrerai altre.

Utenze 

Energia elettrica: 

quella che serve per l’illuminazione di un negozio o per alimentare le attrezzature di un ufficio è un costo fisso

Ma quella che fornisce la forza motrice a un macchinario, è un costo variabile. 

Infatti se il lavoro diminuisce e io dimezzo i tempi di utilizzo della macchina, si ridurrà anche il costo dell’energia.

 


In tutti i casi in cui non è possibile separare la quota fissa da quella variabile puoi usare il principio della prevalenza: valuta se nel tuo caso è maggiore la quota fissa o variabile e metti tutto il costo in quella categoria.

Gas: 

vale lo stesso discorso dell’energia elettrica. Se serve per scaldare l’acqua in bagno è fisso (e per la maggior parte delle attività sarà così), ma se l’acqua calda viene usata nella produzione o nell’esecuzione del lavoro, come ad esempio per un parrucchiere, è variabile.

Anche qui ci si può appellare alla prevalenza.

Telefono e connessione internet: qui dipende dal contratto. 

Se hai un abbonamento illimitato e quindi paghi una quota stabile mensile è un costo fisso. Se hai un abbonamento a consumo è variabile. Potrebbe anche essere misto: se il tuo abbonamento comprende 500 minuti di conversazione e 50 giga di navigazione, oltre i quali paghi a consumo puoi considerare la prima parte fissa e la seconda variabile.

 

Comunicazione e marketing: 

queste spese sono fisse o variabili, nella maggior parte delle attività entrambe le cose. Ad esempio, il costo del social media marketer che gestisce le tue pagine social quotidianamente o l’agenzia che cura il tuo sito web è un costo fisso. La spesa per la sponsorizzazione di un particolare evento su Facebook è un costo variabile. In questo caso è abbastanza semplice dividere la quota fissa da quella variabile.

 

Il totale dei costi fissi e dei costi variabili costituisce il costo totale, che può essere utilizzato per calcolare il punto di pareggio, il punto in cui il ricavo totale è uguale al costo totale e il punto che deve essere superato per ottenere un profitto, (ne parleremmo in un prossimo articolo.) 

Tuttavia, sia i costi variabili che i costi fissi devono essere costantemente valutati e gestiti, al fine di garantire che essi corrispondano in qualche modo ai livelli di produzione, garantendo che possa essere realizzato un profitto.


In poche parole, costo variabile vs costo fisso

• I costi variabili sono in correlazione diretta con i livelli di produzione, a differenza dei costi fissi sostenuti indipendentemente dai livelli di produzione.

• I costi variabili possono essere facilmente gestiti e riducono la pressione finanziaria dell'azienda nei periodi di bassi livelli di produzione, rispetto ai costi fissi che possono essere angoscianti per un'azienda che ha bisogno di mantenere attrezzature, fabbriche e impianti anche quando non si raggiungono livelli di produzione ottimali.

In pratica, distinguere i costi che sosteniamo in questi due macro gruppi, è il primo passo per avere un quadro della situazione economica del nostro business e verificare se e quanta capacità reddituale stiamo producendo.

Da qui potremo fare tutta una serie di valutazioni per fare in modo che i due indicatori migliorino, come per esempio

  • Abbassare o eliminare dove possibile i costi fissi
  • Aumentare i prezzi di vendita
  • Aumentare le quantità prodotte valutando l’impatto dell’aumento proporzionale dei relativi costi variabili

Organizzando mensilmente e/o trimestralmente questo tipo di verifica, avrai uno dei più utili strumenti di controllo di gestionePotrai anche tempestivamente sapere se è opportuno modificare le impostazioni del tuo business e prendere le migliori decisioni


Se non sai come fare o hai bisogno di consulenza per questo, contattami!  

www.cristinaborges.com


“Questo definisce l’imprenditore e l’imprenditorialità: l’imprenditore cerca sempre di cambiare, reagisce al cambiamento, e lo sfrutta come un’opportunità” (Peter Ferdinand Drucker)


 

 

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