Perchè rinvio sempre?

Considerazioni di una procastinatrice seriale

I compiti per l’estate… Ecco quelli sono l’esempio lampante del mio modo di lavorare sin da piccola.

All’inizio delle vacanze guardavo il libro degli esercizi, l’elenco dei libri da leggere e mi sembrava tutto così semplice, qualcosina tutti i giorni, lasciando qualche giorno libero e il gioco sarebbe stato fatto, compiti completati con il minimo sforzo… Cosa ci vuole?

Un minimo di organizzazione, ma proprio poca… “Perfetto, questa è l’estate che ce la posso fare!!!” E poi? Non so, le mattine volavano, i pensieri se ne andavano per i fatti loro, riuscivo a trovare mille altre attività interessantissime, tipo leggere fumetti, fantasticare ad occhi aperti, iniziare a fare l’uncinetto senza mai concludere nulla, insomma giornate piene di non fare i compiti... E in un attimo, eccoci a settembre, con la scuola che stava per iniziare e io che invece non avevo ancora iniziato i miei compiti… Ricordo ancora l’angoscia dei primi giorni di scuola in cui speravo che le maestre non controllassero il libro delle vacanze e le serate passate a fare tutti gli esercizi. 

Naturalmente questo mio “metodo di studio” è proseguito per tutto il percorso scolastico, ma in fondo nonostante l’ansia e le nottate passate a studiare capitoli e capitoli , i risultati erano buoni e la cosa non mi dispiaceva.

Quando ho iniziato a lavorare, il compito è diventato obiettivi da raggiungere, ma il modo di fare non è cambiato, settimane a disposizione e corse degli ultimi giorni.  Alla fine sono sempre riuscita ad arrivare a quanto richiesto e in fondo mi sentivo anche bene, soddisfatta del mio lavoro. Fino a quando non ho incontrato un capo che mi ha dato una valutazione negativa (avete presente le pagelle annuali?) perché il mio lavoro era svolto per picchi e non costante.

Quanto mi sono arrabbiata! Ma come? Io raggiungevo sempre il budget richiesto, cosa importava come organizzavo il mio tempo? Naturalmente ho contestato la pagella e ho chiesto di essere trasferita. La cosa comunque mi ha portato a riflettere e quando ho iniziato il mio percorso di crescita personale questo è stato uno dei primi campi su cui ho deciso di lavorare.

Mi sono resa conto che questo modo di essere può andare benissimo quando si hanno delle scadenze, alla fine si corre, ci si impanica e si vive con l’ansia ma i risultati si portano a casa.

Ma per tutte quelle cose che non hanno scadenze? Tipo le relazioni con gli altri, decidere di cambiare lavoro ed intraprendere un’attività, porsi degli obiettivi da raggiungere, cercare di migliorarsi.

Per tutto questo non c’è una scadenza. Ma è necessario per vivere la nostra vita in prima persona e non farsi lasciar trasportare dagli eventi , prendere decisioni ed iniziare a fare, senza attendere che la vita ci ponga davanti scadenze che non possiamo rimandare.

Ecco, sono proprio tutte quelle situazioni,  che non hanno scadenza e che procrastiniamo all’infinito a darci questa frustrazione perenne che aleggia nella nostra vita.

Quando ho raggiunto la consapevolezza di questo, ho deciso di rimandare tutti i cambiamenti che volevo fare nella mia vita a tempi migliori … Scherzo, naturalmente!

In realtà non sapevo da che parte partire, io sono sempre stata così! Ed ecco che i percorsi di crescita mi sono venuti in aiuto, le microsoluzioni sono state una benedizione. Ho capito che per affrontare grandi cambiamenti è necessario far capire al nostro cervello che siamo in grado di affrontarli, passando per piccole, piccolissime azioni. E questa è stata la svolta.

In fondo siamo tutte procrastinatrici quando si tratta di situazioni difficili, la chiave è trovare un piccolo passo da cui partire…

Se vuoi puoi condividere le tue esperienze in merito sul gruppo Facebook o su Instagram nella pagina riparamati.sisterhood.

A presto

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